Si difende la separazione dei due poteri, si denuncia l’ingerenza della politica nella magistratura, quale “passo indietro dalla democrazia e verso il regime”. Tito Masi e Valeria Ciavatta introducono il dibattito sulla giustizia, con un excursus sulle vicende che hanno visto un coinvolgimento della politica nei fatti giudiziari dal 2003 ad oggi. Masi e Ciavatta denunciano un preciso disegno, “portato avanti per imporre il controllo politico sulla magistratura e sui singoli magistrati, per rimuoverne alcuni e sostituirli con altri più sensibili alle sollecitazioni del Palazzo. Una operazione – sostengono gli esponenti di AP - condotta dalla dirigenza della Democrazia Cristiana e da alcune componenti del PSD, con la collaborazione dei Sammarinesi per la Libertà e Alleanza Nazionale”. Diverse le vicende richiamate: “dal caso patente concluso con la archiviazione, pur riconoscendo che è stato dichiarato il falso; fino all’ultimo consiglio giudiziario dove sono state fatte dichiarazioni strumentali verso il magistrato dirigente. Ancora, ricordano la convocazione della Pierfelici a Palazzo Begni da parte di tre segretari di stato alla presenza anche dei capigruppo DC e PSD; per arrivare all’iniziativa del consigliere Rossi verso lo stesso magistrato dirigente sul tirocinio Stolfi, fino alle recentissime querele inoltrate a partiti e singoli politici proprio dai consiglieri dei Sammarinesi per la Libertà e Alleanza Nazionale. “Una iniziativa ridicola – dice Masi – quella di trasferire il confronto politico a livello giudiziario”.
Presenti al dibattito anche esponenti dei partiti chiamati in causa, Maria Luisa Berti del PDCS e Giuseppe Moranti del PSD. Non entrano nel merito delle singole vicende, ma si richiamano al principio: “No a interferenze tra i due poteri – dicono – che ciascuna istituzione faccia il proprio dovere, rimanendo entro i confini delle proprie competenze”. Espressa solidarietà nella difesa dei vertici dell’organo giudiziario: “Stop – dicono – alla polemica sul magistrato dirigente”.
Presenti al dibattito anche esponenti dei partiti chiamati in causa, Maria Luisa Berti del PDCS e Giuseppe Moranti del PSD. Non entrano nel merito delle singole vicende, ma si richiamano al principio: “No a interferenze tra i due poteri – dicono – che ciascuna istituzione faccia il proprio dovere, rimanendo entro i confini delle proprie competenze”. Espressa solidarietà nella difesa dei vertici dell’organo giudiziario: “Stop – dicono – alla polemica sul magistrato dirigente”.
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