Era appena atterrato dagli Stati Uniti, dov’era andato a trovare la figlia che vive e lavora lì. Lo attendevano le manette: Flavio Pelliccioni, classe 1956, è finito nella maxi operazione della Procura di Napoli in collaborazione con l’Antimafia, battezzata “Il Principe e la (scheda) ballerina”, dove il Principe è il nome del centro commerciale di Casal di Principe, un’opera che interessava particolarmente il clan dei Casalesi attraverso il titolare dell’intero progetto, l’ingegner Nicola Di Caterino, cugino del noto Giuseppe Russo detto ‘o Padrino, tra i capi storici del clan, già in carcere. La scheda perché la legittimità delle elezioni del 2007 parrebbe gravemente inficiata da una serie di brogli, comprese promesse di posti di lavoro. L’accusa per Pelliccioni è associazione mafiosa e riciclaggio: tramite la sua attività di gestione di fondi di investimento avrebbe ottenuto garanzie ed erogato finanziamenti presso istituti di credito proprio per fornire un contributo stabile alla realizzazione del centro commerciale, e favorire così l’attività dei Casalesi. Per gli inquirenti, ne era consapevole. Dalle carte emergono una serie di assegni, con importi dai 10mila ai 100mila euro, negoziati da almeno un paio di istituti di credito sammarinesi. Per i magistrati partenopei Pelliccioni è un “faccendiere”. Ora è nel carcere di Avellino, l’interrogatorio di garanzia è fissato per sabato mattina: il suo avvocato, Alessandro Petrillo, è già in partenza perché spera di parlarci prima. “Al momento – dice – non ho elementi che mi facciano ritenere che possa esistere una qualche connessione tra questa indagine e l’operazione Staffa”, conclude.
Francesca Biliotti
Francesca Biliotti
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