La notizia diffusa è stata scioccante. Imprenditori senza scrupoli si procuravano grandi quantitativi di uova in avanzato stato di decomposizione e destinate allo smaltimento come rifiuti pericolosi; quindi le ripulivano con sostanze chimiche e le rivendevano ad aziende alimentari all’oscuro di queste manovre. Solamente l’idea di aver potuto mangiare in passato alimenti prodotti con uova marce, ha disgustato e preoccupato milioni di italiani. San Marino è al sicuro da questo nuovo allarme? Al momento non è possibile saperlo. Quel che certo è che l’entità dei sequestri – 32 milioni di uova, 2.500 tonnellate di prodotti di origine animale – fanno pensare ad una enorme diffusione di cibo avariato. “Sulle nostre uova possiamo stare tranquilli – fa sapere Carlo Antonelli, dirigente del servizio igiene ambientale –, a San Marino c’è un solo produttore – è una persona seria - e i controlli cui è sottoposto il suo allevamento sono ferrei”. “Quanto ai prodotti d’importazione – continua – siamo in costante collegamento con le autorità sanitarie italiane che ci segnalano immediatamente ogni allerta riguardante i prodotti alimentari; in questo caso – tuttavia – l’indagine è ancora in mano ai NAS italiani e - ufficialmente - non abbiamo ricevuto alcuna comunicazione”. Il Servizio Igiene Ambientale si sta comunque muovendo, autonomamente, per verificare se stock di prodotti avariati siano stati commercializzati sul Titano. Il rischio c’è, perché alcune delle aziende finite nel mirino degli investigatori – sono di Forlì e Ravenna e il traffico criminale è partito proprio dall’Emilia Romagna per poi ramificarsi in buona parte d’Italia.
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