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Scuole: primo giorno di didattica a distanza per le Superiori

Il Preside spera nell'alternanza aula-casa mentre il Segretario all'Istruzione anticipa: "Si ragiona su modalità differenti, ma mancano i numeri per renderlo possibile"

di Mauro Torresi
30 nov 2020

Primo giorno di didattica a distanza alle Superiori. Scelta che ha scatenato non poche reazioni: proteste delle famiglie, indignazione sul web e una polemica politica che corre sulle nuove misure e sulle cifre dei contagi. Il preside delle Superiori, Giacomo Esposito, fornisce gli ultimi numeri. Sabato nel suo istituto erano cinque i ragazzi positivi, con tre classi in quarantena. “Non si è mai verificato alcun focolaio”, precisa Esposito che parla della sua scuola come di “uno degli ambienti più sicuri contro la diffusione del contagio”. 

Il preside spera in un'alternanza tra didattica in presenza e a distanza, con l'idea di far tornare in aula gli studenti di prime e quinte, prevedendo turni per gli altri. Già da inizio anno, sottolinea, sono state adottate “misure precauzionali a tutela della salute dei ragazzi” e non intende far mancare il proprio contributo. Ma con la dad, avverte, gli studenti troveranno la socialità in altri luoghi non controllati come è invece la scuola.

Intanto, gli alunni si dividono. L'Associazione studentesca fa sapere che le quinte spingono per tornare in aula, visto l'esame di Stato, mentre altri sono favorevoli alla didattica a distanza per le tre settimane previste. Il Segretario all'Istruzione accoglie le proposte con favore e assicura collaborazione continua con i dirigenti scolastici. "Per le Superiori - anticipa Andrea Belluzzi - stiamo ragionando se passare a modalità differenti. La volontà c'è, ma mancano i numeri per renderlo possibile". Da un'analisi, emerge che, dall'inizio dell'anno scolastico a oggi, la percentuale degli alunni di elementari e medie risultati positivi è solo il 3,5% circa del totale. 

Nel servizio, l'intervista ad Andrea Belluzzi, segretario di Stato all'Istruzione 


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