Quando fu costruita, a cavallo fra gli anni Settanta e Ottanta, non mancarono le polemiche: oggi, però, la diga di Ridracoli, sull'Appennino forlivese, fa sì che un'area, fra Rimini e Forlì, dove vive quasi un milione di persone (che in estate raddoppiano con la presenza dei turisti) sia una delle poche zone dell'Italia centro-settentrionale a non avere problemi di acqua e venga considerata un modello di saggia e lungimirante gestione della risorsa idrica. La diga, alta 103 metri e costruita sul fiume Bidente, al 20 giugno registrava un livello di 28,2 milioni di metri cubi d'acqua (su un massimo possibile di 33), addirittura superiore a quelli del 2007 e del 2017, anni particolarmente siccitosi.
Si può prelevare fino a lasciare il livello minimo di 5 milioni e, considerando che le richieste idropotabili della riviera romagnola durante l'estate ammontano a 15-18 milioni di metri cubi, la soglia d'allarme è ancora ben lontana. La zona del Riminese, inoltre, è servita anche dalla ben più piccola, ma comunque colma, diga del Conca e da altre fonti locali. La costruzione di Ridracoli fu criticata aspramente da chi evocava problemi sismici a chi la considerava un ecomostro costruito in mezzo alla montagna. Il cambiamento climatico, però, ne ha fatto un esempio virtuoso, soprattutto in un'area dove, durante l'estate, che è comunque abitualmente il periodo più siccitoso, la quantità di persone è molto superiore all'inverno.
E nei progetti che si fanno in varie parti del nord Italia per prevenire i problemi della siccità si guarda proprio all'invaso forlivese come esempio a cui ispirarsi. "La scelta di realizzare nuovi invasi - dice il presidente di Romagna Acque Tonino Bernabé - potrebbe essere la soluzione più idonea e urgente per fare fronte ai fabbisogni, tenuto anche conto di come stanno cambiando i regimi idrologici dei nostri territori, con poche piogge e sempre più concentrate in periodi limitati. E la logica della differenziazione e dell'integrazione delle fonti rimane la risposta più adatta, anche per il futuro". L'utilità della diga di Ridracoli potrebbe diventare ancora più evidente se paragonata con la situazione che potrebbe invece verificarsi nella zona appena più a nord dell'area del Ferrarese e del Ravennate che invece è servita da potabilizzatori che, più o meno direttamente, pescano acqua dal Po. Se la parte finale del fiume dovesse calare ulteriormente questo approvvigionamento non sarebbe più possibile.