Sono ore cruciali e di grande apprensione in tutto il mondo per come sarà risolta la crisi siriana, l'amministrazione Obama sembra decisa a dar vita ad un intervento armato. Questo è stato anche l'argomento principe del vertice G20, concluso oggi a San Pietroburgo. Vertice che però ha confermato tutte le divisioni della comunità internazionale. Secondo una nota diramata dagli Usa sarebbero 11 i Paesi a favore di una risposta forte dopo la condanna per l'uso delle armi chimiche. Tra questi 11 viene citata anche l'Italia, oltre a Giappone, Corea, Spagna, Regno Unito e Turchia. Le divisioni però restano soprattutto tra Obama e il padrone di casa russo, Vladimir Putin, il quale ha detto che se gli Usa e i suoi alleati passassero all'offensiva, si porrebbero al di fuori del diritto e che aiuterebbe Damasco, sia pure sul solo piano umanitario. Monito anche dal segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon, per il quale una azione militare avventata in Siria potrebbe causare serie e tragiche conseguenze. La risoluzione per autorizzare l'attacco militare in Siria è arrivata al Senato americano e sarà votata a partire da mercoledì.
"Abbiamo passato tutta la serata a parlare di Siria, abbiamo finito all'1 di notte". Lo ha detto il presidente russo Vladimir Putin in conferenza stampa ribadendo che i paesi del G20 sono divisi 'fifty-fifty' sull'intervento in Siria.
Putin ha elencato i Paesi pro e contro l'azione militare in Siria: tra i primi ha indicato gli Usa, la Turchia, il Canada, la Francia, l'Arabia Saudita, precisando che anche il premier britannico Cameron si e' pronunciato a favore benchè il parlamento non abbia dato la sua approvazione; nel fronte del no ha citato la Russia, la Cina, l'Italia, l'India, l'Indonesia, l'Argentina, il Brasile, il Sudafrica, oltre al segretario generale dell'Onu.
Il presidente Obama nella conferenza stampa finale ha affermato: "Mi rivolgerò dalla Casa Bianca al popolo americano martedì". Poi ancora: "se non si risponderà alla Siria gli stati canaglia penseranno di poter usare armi chimiche senza conseguenze".
Prosegue il braccio di ferro fra Usa e Russia sulla Siria. La Casa Bianca attacca Mosca che, afferma, si rifiuta di agire a vuole evitare il problema. Il Cremlino risponde mettendo in guardia Washington da possibili attacchi contro i depositi chimici del regime siriano, preoccupata dal possibile impatto di questi nei territori adiacenti, e sposta verso la Siria una grande nave da sbarco. Il premier italiano Letta insiste sulla possibilità di trovare ancora una soluzione politica e il leader cinese Xi avverte: la crisi non si risolve con i bombardamenti. Dal parlamento di Damasco un invito al congresso Usa a votare no alla proposta di Obama. Nuovo appello del papa per la pace.
"Abbiamo passato tutta la serata a parlare di Siria, abbiamo finito all'1 di notte". Lo ha detto il presidente russo Vladimir Putin in conferenza stampa ribadendo che i paesi del G20 sono divisi 'fifty-fifty' sull'intervento in Siria.
Putin ha elencato i Paesi pro e contro l'azione militare in Siria: tra i primi ha indicato gli Usa, la Turchia, il Canada, la Francia, l'Arabia Saudita, precisando che anche il premier britannico Cameron si e' pronunciato a favore benchè il parlamento non abbia dato la sua approvazione; nel fronte del no ha citato la Russia, la Cina, l'Italia, l'India, l'Indonesia, l'Argentina, il Brasile, il Sudafrica, oltre al segretario generale dell'Onu.
Il presidente Obama nella conferenza stampa finale ha affermato: "Mi rivolgerò dalla Casa Bianca al popolo americano martedì". Poi ancora: "se non si risponderà alla Siria gli stati canaglia penseranno di poter usare armi chimiche senza conseguenze".
Prosegue il braccio di ferro fra Usa e Russia sulla Siria. La Casa Bianca attacca Mosca che, afferma, si rifiuta di agire a vuole evitare il problema. Il Cremlino risponde mettendo in guardia Washington da possibili attacchi contro i depositi chimici del regime siriano, preoccupata dal possibile impatto di questi nei territori adiacenti, e sposta verso la Siria una grande nave da sbarco. Il premier italiano Letta insiste sulla possibilità di trovare ancora una soluzione politica e il leader cinese Xi avverte: la crisi non si risolve con i bombardamenti. Dal parlamento di Damasco un invito al congresso Usa a votare no alla proposta di Obama. Nuovo appello del papa per la pace.
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