Per iniziativa del pittore Bubni Hayom, 35 artisti turchi hanno simbolicamente bruciato le loro opere a Istanbul in memoria delle vittime del massacro di Sivas, nell'Anatolia centrale, dove 33 intellettuali della minoranza alevita furono bruciati vivi il 2 luglio 1993 in un albergo dato alle fiamme da una folla di musulmani integralisti. Le 'opere bruciate' saranno conservate in un 'Museo del Ricordo' ha annunciato il sindaco di Besikts, il quartiere europeo di Istanbul, Ismail Unal. Il massacro di Sivas e' una delle pagine piu' buie della storia turca recente. Una folla inferocita di zeloti musulmani attacco' e incendio' 20 anni fa l'albergo Medimak di Sivas, dove era in corso un festival di poesia alevita. Nel rogo perirono 33 intellettuali della minoranza alevita (una emanazione liberal dello sciismo, da secoli vittima di discriminazioni e violenze in Turchia da parte della maggioranza sunnita), fra cui il traduttore dei versetti Satanici di Salman Rushdie, Aziz Nesin, la cui presenza aveva messo in subbuglio gli integralisti. Le fiamme uccisero anche due dipendenti dell'albergo e due aggressori. I responsabili della strage non sono mai stati condannati. Il processo, andato per le lunghe, si e' concluso di recente con una sentenza di archiviazione per prescrizione, duramente criticata dalla comunita' alevita turca (circa il 20% della popolazione), che aveva accolto inoltre con indignazione, ricorda Hurriyet online, il commento del premier Recep Tayyip Erdogan: ''congratulazioni, al nostro paese e alla nostra nazione''. Gli artisti che hanno aderito all'iniziativa delle 'opere bruciate' per Sivas hanno indicato in una nota che ''trattandosi di un crimine contro l'umanita', la prescrizione non dovrebbe applicarsi''.
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