“A Kiev si è verificato un golpe armato ed è stata data libertà di azione a neonazisti, antisemiti ed altri estremisti. Non riconosceremo le presidenziali ucraine fissate per il 25 maggio se si svolgeranno in una atmosfera di terrore”. Questi alcuni dei passaggi chiave dell'attesa conferenza stampa del Presidente russo Vladimir Putin, che ha poi aggiunto che al momento "non c'è la necessità" di inviare truppe in Ucraina, anche se "la possibilità rimane". Nel giorno in cui è stato ordinato il rientro nelle basi, alle forze impegnate nelle esercitazioni iniziate il 26 febbraio scorso, si diffonde la notizia che Sebastopoli voterà il 30 marzo un referendum diverso da quello che sarà sottoposto agli elettori della Crimea: il quesito, a meno di sorprese, sarà per l'adesione alla Russia. Putin ha comunque assicurato che la Russia non provocherà movimenti separatisti in Crimea. “Non sono soldati russi quelli che circondano le basi militari ucraine in Crimea”, ha sottolineato. Sul fronte internazionale da registrare il deciso appoggio della Cina alla Russia, notizia pressochè ignorata dai media occidentali, che rilanciano invece le dichiarazioni di Washington a proposito di possibili sanzioni economiche. “Ma in questo caso – ha ammonito Putin - i danni sarebbero reciproci”. Il Presidente russo ha anche preso in un qualche modo le distanze da Yanukovich, dicendo che – pur essendo ancora il legittimo presidente ucraino – non ha tuttavia futuro politico. In Crimea, nel frattempo, la situazione resta calma, con le forze filo-russe a vigilare i punti nevralgici della Regione
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