E’ una violenza sommersa, racchiusa all’interno delle mura domestiche. Una violenza fisica, sessuale, psicologica che non trova voce, neppure a San Marino. La conferma arriva dal servizio neuro-psichiatrico. Ci sono donne che si rivolgono al medico o allo psicologo per manifestare il loro disagio ma poi la denuncia, per le botte prese o per i soprusi quotidiani, non viene fatta. Ci sono donne che arrivano al pronto soccorso piene di lividi, ma ogni volta dicono che sono cadute, che si sono fatte male da sole. Gli stupri di queste ultime settimane hanno riempito le cronache dei giornali, riportando l’attenzione su un problema che non è mai stato risolto. Per le donne tra i 15 e i 44 anni la violenza è la prima causa di morte e di invalidità: più del cancro, degli incidenti stradali e persino della guerra. Questo dato sconvolgente apre il rapporto sulla violenza preparato per la sessione delle Nazioni Unite sulla condizione femminile. Dalle sue pagine emerge la drammatica fotografia di una realtà che non risparmia nessuna nazione e nessun continente. Le inchieste compiute in questi ultimi 10 anni sono concordi: la violenza contro le donne è endemica, nei paesi industrializzati come in quelli in via di sviluppo e non conosce differenze sociali o culturali. Le vittime come i loro aggressori appartengono a tute le classi e a tutti i ceti economici. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, almeno 1 donna su 5 ha subito abusi fisici da parte di un uomo nel corso della sua vita. E il rischio maggiore sono i familiari, mariti e padri, seguiti a ruota dagli amici: vicini di casa, conoscenti stretti e colleghi di lavoro o di studio. In Europa, ogni anno, una donna su dieci viene picchiata a sangue dal partner, marito o amante che sia. In Canada e in Israele è più probabile che una donna venga uccisa dal proprio compagno che da un estraneo. In Russia, un omicidio su cinquanta è compiuto dal marito nei confronti della moglie. La violenza contro le donne è diffusa persino nelle avanzate democrazie scandinave. In Svezia ogni dieci giorni una donna muore in seguito agli abusi subiti da parte di un familiare o di un amico. Negli Stati Uniti, ogni 15 secondi, viene aggredita una donna, generalmente dal coniuge: non è un dato riferito un'organizzazione femminista, ma da una severa rivista giuridica della facoltà di legge di Harvard.
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