Il cinque in condotta comporta la bocciatura. “Una risposta necessaria – ha detto il ministro dell’Istruzione italiano Mariastella Gelmini presentando il decreto legge approvato – al moltiplicarsi degli episodi di bullismo”. In Italia dunque si tenta di correre ai ripari con la minaccia di far ripetere l’anno allo studente che non riceverà una valutazione positiva sul suo comportamento. A San Marino niente di nuovo sotto il sole, il regolamento approvato il 12 agosto 1946 è tuttora in vigore, e all’articolo 60 recita: “Gli alunni che nello scrutinio finale non riportino almeno sei decimi nel voto di condotta sono respinti e dovranno ripetere la classe”. E qualche episodio, sia pure sporadico, in questi 62 anni, c’è stato. La promozione si ha con l’8, col 6 e 7 si è in una sorta di limbo, e può determinare promozione o bocciatura, col 5 invece si è respinti automaticamente. E’ il consiglio di classe a decidere. “Il voto in condotta serve e non abbiamo mai pensato di eliminarlo – dice il segretario alla Pubblica Istruzione Francesca Michelotti – in una concezione moderna è giusto che rimanga, perché si tratta di valutare le competenze relazionali del ragazzo, e del suo interesse nei confronti della scuola, di come si rapporta con gli altri alunni, e con gli insegnanti. La posizione del ministro Gelmini – aggiunge – mi pare invece un po’ di retroguardia: usare il voto in condotta per sconfiggere il bullismo è solo un tassello di un disegno che dovrebbe essere invece molto più ampio. Fenomeni del genere vanno risolti preventivamente – conclude – e non certo repressi”.
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