Non è una questione ideologica ma etica, commerciale e scientifica. Interviene al forum “Droga e violenza”, Nicola Gratteri, magistrato, articolando su piani il suo no alla legalizzazione della cannabis. Non accetta il paragone con le dipendenze da alcol e fumo e si dice scandalizzato dal fatto che uno Stato possa vendere “ciò che scientificamente sappiamo fare male”.
Legalizzazione, non svuoterebbe le carceri: “L'alta quantità di detenuti tossicodipendenti non è legata al consumo, mai ai reati connessi, che resterebbero tali”. Non si libererebbero risorse di polizia: “comunque impegnate nel controllo dei traffici delle altre sostanze”. La droga è un mercato e quella prodotta dai criminali sarebbe in commercio a costi inferiori rispetto a quella legale”.
Non tralascia il tema dei minori e sposta il problema sul piano della lotta ai trafficanti: “Mancano strumenti normativi di contrasto alle narcomafie – dice - come l'informatizzazione del processo penale per evitare le prescrizioni”. Allarga il campo di riferimento al piano sovranazionale per una utopia - così la definisce: “Avere un organismo forte che affronti il problema sia con il controllo militare, sia incentivando colture alternative, mentre – attacca – l'ONU oggi è troppo debole”.
Legalizzazione, non svuoterebbe le carceri: “L'alta quantità di detenuti tossicodipendenti non è legata al consumo, mai ai reati connessi, che resterebbero tali”. Non si libererebbero risorse di polizia: “comunque impegnate nel controllo dei traffici delle altre sostanze”. La droga è un mercato e quella prodotta dai criminali sarebbe in commercio a costi inferiori rispetto a quella legale”.
Non tralascia il tema dei minori e sposta il problema sul piano della lotta ai trafficanti: “Mancano strumenti normativi di contrasto alle narcomafie – dice - come l'informatizzazione del processo penale per evitare le prescrizioni”. Allarga il campo di riferimento al piano sovranazionale per una utopia - così la definisce: “Avere un organismo forte che affronti il problema sia con il controllo militare, sia incentivando colture alternative, mentre – attacca – l'ONU oggi è troppo debole”.
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