Attirare l’attenzione sul prodotto in vendita facendo scandalo: un principio elementare della pubblicità che è tanto più intollerabile se si tratta di pubblicità sessista e se lo scandalo va a intaccare la dignità della donna e la parità di genere. Come Organizzazione sindacale e come cittadine e cittadini ci consideriamo offesi dai messaggi degradanti e squallidi associati alle immagini che campeggiano sui tabelloni pubblicitari come quella utilizzata dal macellaio di Misano. Già nel 2008 il Parlamento Europeo aveva invitato gli Stati membri affinché il marketing e la pubblicità fossero rispettosi della dignità umana e dell’integrità della persona e valorizzassero e non degradassero la figura femminile. Nel 2011 poi, il Ministero per le Pari Opportunità e l’Istituto dell’Autodisciplina pubblicitaria IAP, con gli stessi intenti, firmarono un Protocollo d’intesa. Questo documento offriva ai Comuni, alle Provincie, alle Regioni alcune indicazioni per intervenire concretamente contro le pubblicità sessiste e violente, anche perché le affissioni locali sfuggono più facilmente ai controlli rispetto alle concessionarie nazionali. Ora, in mancanza di una legge nazionale, gli Enti Locali si sono mossi in maniera non uniforme e ciò anche nella Provincia di Rimini. Non tutti hanno adottato dei regolamenti che consentano la rimozione dei manifesti o degli spot segnalati come offensivi. Chiediamo, ai Comuni che ancora non lo avessero fatto, di procedere in tal senso accogliendo anche l’invito dell’ANCI ad inserire nel Regolamento comunale delle affissioni pubblicitarie l’accettazione del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale e a coloro che lo avessero già fatto di attenersi a quanto deliberato. E, per la pubblicità in oggetto, chiediamo che venga immediatamente fatta una denuncia all’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria (IAP).
c.s. CGIL Rimini