In giro si dice che gli “strateghi” lavorano da tempo per scalzare Repubblica Futura dal governo di Adesso.sm e creare un nuovo governo con Libera, PDCS e Rete. Si dice che tutto questo serve per raggiungere lo scopo della “restaurazione”. Cos’è questa restaurazione, chi comprenderebbe e in che modo si espliciterebbe non lo si dice, anche se pare che dovrebbe partire da quel Tribunale oggetto, in questi anni, di accuse meschine di ogni tipo, denunce incrociate e fughe di notizie ad orologeria. Quello che non si dice, però, è che dopo quasi tre anni di legislatura in cui, per responsabilità trasversali – che fuoriescono dai palazzi della politica – è stato messo a ferro e fuoco il dibattito politico, una grande parte della maggioranza non credeva più nella possibilità di ottenere dei risultati con uno scontro continuo e totale su tutto. Non si dice neanche che ben due Segretari di Stato, sostenuti anche da altri colleghi, avevano dichiarato pubblicamente che se le forze politiche non fossero riuscite a mantenere il clima di dialogo che si è riscontrato sulla legge elettorale e sulla legge per le risoluzioni bancarie, loro non ci sarebbero più stati. Non si dice che i conti dello Stato, in grave sofferenza anche per aver scoperchiato gli ultimi pentoloni di melma rimasti nascosti nel settore bancario, non permettono più ritardi nell’adozione delle riforme strutturali che servono per riequilibrare il bilancio. E non si dice che proprio sulle grandi riforme questa legislatura stava vivendo una situazione di stallo, per responsabilità certamente condivise equamente fra politica e forze sociali. Non si dice che una politica irresponsabile, di fronte a questa situazione, avrebbe pensato magari di usare i soldi delle confische per tappare i buchi della spesa corrente, aprendo parallelamente un finanziamento di qualche centinaia di milioni con un soggetto estero – mai condiviso con i cittadini – senza aver impostato il percorso di riforme che servirà ai nostri figli per ripagarlo. Spostando, come sempre è stato fatto in questo Paese, la responsabilità su chi arriverà dopo e vivacchiando qualche altro anno portando a casa qualche provvedimento popolare in vista di nuove elezioni. Non si dice che una politica responsabile, invece, ha tentato di percorrere una strada alternativa a quella – solita – di far cadere un governo per crearne uno nuovo e rimanere in sella. E che lo ha fatto perché dall’inizio della crisi si sono succeduti molteplici governi politici – con maggioranze anche più rappresentative – ma nessuno ha mai portato a casa una riforma di impatto che fosse una. Il tentativo dell’apertura del tavolo di confronto ribattezzato “istituzionale”, a cui ha lavorato con impegno Civico10 per tramite dei suoi rappresentanti, vuole essere esclusivamente un tentativo di disegnare una strada diversa da quella che fino ad ora ha portato zero risultati sulle riforme, abbattendo qualche muro e riportando tutti attorno ad un tavolo in cui gli interessi bottega speriamo vengano accantonati per qualche tempo per ragionare su cosa serve veramente al Paese. Ed è sempre davanti al Paese che ci si dovrà prendere le proprie responsabilità se anche questo tentativo fallirà. Ci rendiamo conto che può essere difficile, per chi interpreta la politica in un certo modo, capire che non a tutti interessa rimanere in sella alla poltrona, ed è evidente che quel qualcuno stia tentando già da qualche settimana di creare il mostro Civico10, descrivendoci come traditori di un progetto politico o addirittura come pedine di un rinviato a giudizio che mai abbiamo conosciuto e che sempre abbiamo combattuto. La realtà è che il nostro slogan #daldirealfare rappresenta perfettamente l’approccio che abbiamo sempre tenuto nella nostra attività politica. Se non si riesce a fare quello che serve – e oggi prima di ogni altra cosa servono riforme e serve un bilancio in equilibrio strutturale – bisogna prenderne atto, fare mea culpa laddove sia necessario e tentare un’altra strada. Perché ormai non ne va più degli interessi di bottega Civico10 o di qualsiasi altra forza politica, ma del futuro dell’intero Paese.
Movimento Civico10