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Comunicato del Collegio docenti della Scuola Secondaria Superiore in merito alle misure urgenti per le scuole previste dal Decreto-Legge 26 novembre 2020 n. 206

“Ulteriori disposizioni per il contrasto dalla diffusione dell’epidemia da COVID-19”

27 nov 2020
Immagine di repertorio
Immagine di repertorio

Con il presente comunicato il Collegio Docenti della Scuola Secondaria Superiore intende manifestare la sua più profonda e convinta avversità alle disposizioni di cui al comma 2, art. 5 (Misure urgenti per le scuole), del Decreto-Legge26 novembre 2020 n. 206, relative alla Scuola Secondaria Superiore. Disposizioni che, per contrastare la diffusione dell’epidemia, prevedono che la Scuola Secondaria Superiore sia l’unico edificio, su tutto il territorio dello Stato, a dover serrare le porte ai propri utenti, i suoi studenti. Decisione presa senza che vi sia stato il minimo coinvolgimento delle persone interessate, senza che si sia tenuto in minimo conto delle esigenze degli studenti, delle famiglie e di tutte le proposte alternative ideate dagli insegnanti, su indicazione della Segreteria di Stato per l’Istruzione, per trovare soluzioni alternative a una misura così drastica. Soluzioni che consentivano di contemperare molteplici esigenze, che garantivano sia il diritto alla salute sia il diritto all’istruzione, ma che non sono state minimamente considerate. Questi sono i numeri dei positivi attuali, a fronte dei quali il Governo, unilateralmente, ha decisione di avviare la didattica a distanza solo nella Scuola Secondaria Superiore:

- 6 studenti positivi su un totale di 600

- 0 persone positive su un totale di 109 personale

%  di studenti positivi 1%

% di positivi sul totale (709) 0,84%

Di 6 studenti positivi, 4 sono casi indice, cioè hanno determinato la messa in quarantena delle classi: non essendosi verificato nessun focolaio nelle loro classi, è verisimile (in alcuni casi è certo) che si siano positivizzati in ambiente extrascolastico. Dall’11 al 24 novembre, il Dipartimento Prevenzione ha disposto la quarantena cautelativa di 8 classi della Scuola Secondaria Superiore, a fronte di 1 solo positivo per classe, nonostante il Protocollo Sanitario prevedesse la quarantena solo in caso di focolaio, cioè almeno 3 positivi per classe. A seguito delle quarantene, dal 16 al 24 novembre il Dipartimento Prevenzione ha effettuato 181 tamponi sui compagni di classe degli studenti indice. Su 181 tamponi sono risultati 5 positivi, pari al 2,76%. Nello stesso periodo di riferimento, dal 16 al 24 novembre, dai dati ISS emerge che la percentuale media di positivi sui tamponi effettuati su tutta la popolazione è dell’8,47%. Confrontando questi due dati emerge chiaramente che la Scuola Secondaria Superiore è un ambiente mediamente molto più sicuro, in termini di prevenzione dalla trasmissione del virus, di tutti gli altri contesti extrascolastici. Tale risultato si è ottenuto adottando misure rigide per il contenimento del virus, riorganizzando completamente la dislocazione delle classi, il posizionamento dei banchi, disciplinando gli intervalli, gli ingressi e le uscite con regole che evitassero assembramenti. Il Governo ha adottato un decreto che determinerà la chiusura di uno degli ambienti con minor indice di diffusione del contagio, ottenendo un effetto diametralmente opposto a quello che vuole perseguire: sulla base dei dati statistici sopra riportati si evince chiaramente che, chiudendo la Scuola Superiore, il decreto esporrà gli studenti a un maggiore rischio di contagio. La Scuola Superiore è riuscita a garantire tutti i servizi alle famiglie, dall’orientamento al ricevimento genitori. La Scuola Superiore sta facendo uno sforzo enorme perché gli studenti possano recuperare quello che è stato tolto loro da marzo a giugno. Lunedì prossimo sarebbero cominciati i corsi di recupero che, come atto volontario di responsabilità, alcuni insegnanti di lingue avrebbero attivato per tutti gli studenti che, da Rimini, si sono trasferiti a San Marino in questo ultimo periodo, proprio perché la Scuola Superiore stava tutelando i propri studenti molto più di tutti gli istituti fuori territorio, garantendo la didattica in presenza. Con questo decreto, il Governo si assume la responsabilità, davanti alle famiglie e al Paese, di privare questi studenti di una preziosa opportunità di recupero, che avrebbe consentito loro di affrontare con maggiore serenità il nuovo percorso. Si assume la responsabilità di chiudere le porte a chi, come loro, ha visto in questo periodo il proprio Paese intraprendere una strada coraggiosa e virtuosa nel settore dell’istruzione, allineandosi con i Paesi europei più all’avanguardia. Con questo decreto, il Governo si assume la responsabilità di un gravissimo passo indietro, proprio mentre l’Italia si appresta a tornare sui suoi passi e a riaprire anche le Scuole Superiori. Attualmente, presso la Scuola Superiore, gli studenti possono frequentare corsi di Cinese e di Inglese. Tali corsi consentiranno di ottenere importanti certificazioni linguistiche, strumento indispensabile per il successo formativo e professionale. Il corso di Inglese è stato pagato dalle famiglie, e non poco: se lo si sospende, non ci sarà tempo per recuperare le lezioni prima dell’esame. Se non lo si sospende, gli studenti che lo hanno scelto saranno costretti a un onere supplementare di didattica a distanza: 8 ore in un solo giorno, a fronte di una efficacia certamente minore. È giusto, legittimo e ragionevole chiedere loro un simile sforzo? Con la sospensione della didattica in presenza, cesseranno anche i corsi di lettorato con docenti madrelingua per gli studenti del Linguistico, uno degli strumenti più efficaci per l’apprendimento della lingua viva, che occorrerebbe rafforzare, non certo indebolire. Da dicembre sarebbero cominciati anche i corsi elettivi di Spagnolo, fortemente voluti dagli studenti e dalle famiglie, per i quali la Scuola Superiore aveva già impegnato somme importanti. Con questo decreto, il Governo si assume la responsabilità, davanti alle famiglie e al Paese, di sospendere tutte queste attività, proprio al loro nascere, rischiando di pregiudicarne il successo e creando un danno economico evitabile, alla Scuola e alle famiglie. Su incarico della Segreteria di Stato per l’Istruzione, i docenti della Scuola Superiore si sono messi al lavoro, da giugno scorso, per elaborare modelli flessibili che consentissero di dare risposte efficaci e proporzionali al livello di gravità della situazione epidemiologica, tutelando quanto più possibile la didattica in presenza, che rappresenta l’unico vero strumento efficace per garantire il diritto all’istruzione. La proposta elaborata prevede una particolare tutela per le classi quinte, per le quali si è ritenuto indispensabile garantire sempre la didattica in presenza, in vista della preparazione all’esame di maturità. In totale, gli studenti delle classi quinte sono 104. Il Governo non ha tenuto nemmeno in considerazione l’ipotesi di permettere ai maturandi di proseguire da soli con la didattica in presenza: 104 studenti maggiorenni, con una bassissima incidenza sul trasporto pubblico, perché dotati quasi tutti di patente e mezzi propri, in un edificio che abitualmente ospita oltre 700 persone. Tenendo conto del periodo prolungato di Didattica a Distanza, lo scorso anno agli studenti delle classi quinte è stato proposto un esame di maturità radicalmente diverso, senza scritti. Nonostante ciò, gli esiti testimoniano che gli studenti hanno molto risentito dell’interruzione del corretto andamento della didattica. Per i maturandi di quest’anno l’esame di maturità non cambierà. Con questo decreto, il Governo si assume la responsabilità, davanti alle famiglie e al Paese, di non aver offerto neppure un aiuto agli studenti che si apprestano a concludere questa fase così importante non solo del loro ciclo formativo, ma della loro vita. Per gli altri studenti, dal primo al quarto anno, era stata prevista un’alternanza settimanale di didattica in presenza e a distanza, in modo da limitare i disagi, preservare lo svolgimento ordinato didattica e l’elemento essenziale della socialità, che rappresenta un elemento essenziale del processo formativo. Tale modello avrebbe garantito un duplice effetto benefico: ridurre di quasi la metà le presenze a scuola e l’utilizzo del trasporto pubblico. Non solo la proposta non è stata neppure considerata: per la Scuola Superiore, l’ordine col più basso indice di contagi, si è decisa una punizione ulteriore. Perché di punizione si tratta, far scattare quello che le indicazioni redatte il 7 ottobre scorso dalla Segreteria Istruzione per l’organizzazione didattica in emergenza sanitaria prevedevano solo in caso di “semaforo rosso”: la chiusura totale. Provvedimento preso solo per la Scuola Secondaria Superiore, mentre le indicazioni stabilivano misure omogenee per tutti gli ordini scolastici. Provvedimento preso quando la situazione attuale vede 4 studenti positivi in 2 classi in quarantena: cioè con nessun focolaio in corso, presso la Scuola Superiore. Con questo decreto, il Governo non solo smentisce il documento della Segreteria di Stato per l’Istruzione sulla gestione dell’emergenza sanitaria: con questo decreto, il Governo si assume la responsabilità, di fronte alle famiglie e al Paese, di assumere un provvedimento discriminante, lesivo dei diritti degli Studenti della Scuola Superiore, con l’unico effetto di esporli, come si è detto, a un maggior rischio di contagio. Durante la didattica a distanza, sarà molto difficile, se non impossibile, garantire le lezioni in caso di supplenze. Le indicazioni della Segreteria di Stato Istruzione garantiscono solo 20 ore di lezione in didattica a distanza, mediamente il 57% dell’orario settimanale complessivo. Con questo decreto, il Governo si assume la responsabilità, di fronte alle famiglie e al Paese, di tutte le assenze che non si potranno coprire, e di tutti gli effetti che questo comporterà sul percorso formativo degli studenti della Scuola Superiore. Dato che, su tutto il territorio di San Marino, l’unico provvedimento di chiusura colpisce uno degli uffici più virtuosi nell’applicazione di rigidi protocolli di prevenzione della diffusione del contagio, emerge fortemente il sospetto che questo Governo, per incapacità di ascolto e di dialogo, ignoranza dei meccanismi basilari di funzionamento della Scuola Superiore e dell’Istruzione in generale, mancanza di idee o di coraggio nell’intraprendere soluzioni davvero efficaci per contrastare l’epidemia garantendo la tutela dei diritti fondamentali, quali la salute e l’istruzione, abbia scelto la via più breve, con il rischio concreto di sortire effetti diametralmente opposti a quelli perseguiti, cioè di esporre gli studenti a un rischio maggiore di contagio, tenendoli lontani forzatamente da quello che i dati statistici indicano come il luogo più sicuro, cioè la loro Scuola. L’unico effetto certo che il Decreto sortirà, sarà quello di allontanare (non solo fisicamente) gli studenti, e solamente loro, dalla Scuola Secondaria Superiore, che resterà aperta per tutti gli altri: docenti, personale non docente e per tutti gli studenti e gli insegnanti dell’Istituto Musicale Sammarinese. E di tutto questo, se non vi porrà immediato rimedio, il Governo dovrà rendere ragione, agli studenti, alle famiglie e al Paese.

Il Collegio Docenti della Scuola Secondaria Superiore


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