Invece di affrontare in maniera condivisa e concertata le crescenti criticità che il Paese sta affrontando, in sede di presentazione dell’assestamento di Bilancio, che verrà discusso nella presente sessione del Consiglio Grande e Generale, il Governo fa un bellissimo “copia-e-incolla” e ci ripropone un pezzo del progetto di legge sul DES e cioè le famigerate residenze fiscali non domiciliate. Il recentissimo ricordo dello sciagurato ed impresentabile Progetto di Legge del Governo sul DES (Distretto Economico Speciale), caratterizzato dalle residenti fiscali non domiciliate, è ancora ben presente nella memoria dei sammarinesi: per scongiuralo si sono mobilitate le forze politiche di opposizione e sono state molte le dichiarazioni imbarazzate anche all’interno della maggioranza. I sindacati, CSdL-CDLS-USL, che il 5 aprile scorso avevano organizzato un sit-in contestualmente alla presentazione della norma in Commissione Finanze, hanno ritenuto sin da subito quel progetto estremamente pericoloso per il Paese. Il Governo aveva deciso di privilegiare la deprecabile e opaca strada di uno sviluppo parassitario fondato sul differenziale fiscale anziché investire in progetti di sviluppo, condivisi con le parti sociali, fortemente legati all’economia reale. Ritenevamo che fosse servita al Governo la sonora lezione derivante dalla mobilitazione e delle forze sociali e sindacali e di ampia parte delle forze politiche che hanno portato al ritiro del Progetto di Legge DES. Evidentemente così non è stato: forse il Governo ed in particolare i suoi consulenti, che hanno tanto a cuore questo deplorevole progetto, si ostinano a credere che il futuro del Paese passa attraverso le residenze fiscali privilegiate a soggetti facoltosi che per alcuni mesi all’anno risiederanno in hotel di lusso, pagando un forfait di 10.000 euro di tasse anche a fronte di guadagni a 6 e più zeri. Tutto ciò incuranti del fatto che il sindacato e la larga parte onesta e produttiva del Paese stia continuando a chiedere – inascoltata - investimenti in economia reale, in solidi progetti di sviluppo ed una politica dei redditi e di contrasto al “carovita” in aiuto delle sempre più ampie fasce deboli della popolazione. E’ opportuno ricordarlo, le residenze fiscali non domiciliate servirebbero ad attrarre persone di “elevata fascia economica” che, pur facendo operazioni legittime in base al diritto internazionale, scelgano San Marino per pagare tasse di molto inferiori rispetto al Paese di residenza. Lo vogliamo ribadire: non ci consola il fatto che potrebbero farlo da qualche altra parte e soprattutto non ci rassicura per niente quanto affermato riguardo agli indispensabili ed approfonditi controlli sui personaggi facoltosi che approderanno nel nostro Paese: rimettere in discussione l’affidabilità e la serietà del nostro “sistema Paese” è un rischio troppo rilevante che, vogliamo ripeterlo, non va sottovalutato e che non possiamo correre. Lo sconto fiscale per questi facoltosi personaggi è rilevantissimo: guadagni anche milionari sarebbero tassati nella misura forfetaria di 10.000 euro. Più che una imposizione fiscale si tratta di un vero e proprio regalo, una sorta di “obolo fiscale” al ribasso ed omnicomprensivo. Come ulteriore “bonus” si esentano questi individui anche dal presentare la dichiarazione dei redditi al fisco sammarinese. Ben consapevoli dei limiti tecnologici e territoriali dei nostri sistemi di controllo, il rischio che possano approdare a San Marino avventurieri - con attività economiche non limpide o addirittura pregiudizievoli o, ancor peggio, proibite da convenzioni o sanzioni internazionali - è estremamente alto e comunque inaccettabile. Va anche ricordato che qualora i Paesi di residenza principale dei facoltosi residenti chiedessero conto dei guadagni di queste persone, San Marino attesterebbe che nel periodo in cui sono stati prodotti erano sul Monte Titano e quindi sono stati assoggettati al nostro regime fiscale. Come abbiamo più volte detto, sulla carta e tra le pieghe del diritto internazionale è tutto legittimo, salvo che il nostro Paese tornerebbe inevitabilmente a prestarsi a tutti gli effetti come paradiso fiscale, basato su imposte ridicole per migliaia di persone che transitano e fanno affari all’ombra delle Tre Torri. Il tutto mentre si prospetta all’orizzonte una riforma dell’IGR che, seppure procrastinata alla prossima legislatura a quanto sembra, quasi sicuramente aumenterà l’impatto della tassazione sulle spalle dei cittadini sammarinesi e, molto probabilmente, interverrà anche pesantemente sulle deduzioni e detrazioni fiscali, incrementando ulteriormente il carico fiscale su lavoratori, pensionati e famiglie. Dal ritiro del PdL sul DES ad oggi i dubbi e le criticità non sono certamente diminuiti. Facciamo fatica a comprendere l’ostinazione del Governo rispetto a questi progetti di corto respiro, a queste scorciatoie furbesche che servono solo per attrarre figure che si spostano in maniera spregiudicata tra le varie nazioni, con il solo obiettivo di pagare le meno tasse possibile a fronte dei loro enormi guadagni. San Marino non può e non deve vendere la sua autorevolezza, la sua onorabilità e rispetto internazionale attraendo personaggi difficilmente controllabili ed i cui affari, impossibili da monitorare, transitano tramite le reti economico-finanziarie internazionali e, magari, anche facendo sponda tramite esotici paradisi fiscali. Sono scenari già visti e che stiamo vivendo tuttora tramite le azioni giudiziarie a carico dei tanti presunti responsabili dei crac bancari: impossibile trovare i soldi depredati in decenni di scorrerie bancarie e nascosti chissà dove, con il triste record negativo di condanne e sequestri pari pressoché a zero e con la prescrizione che regalerà l’impunità alle persone coinvolte. Di fronte a questi ed a tanti altri dubbi sarebbe opportuno che il Governo rivedesse la scelta di riproporre in fase di assestamento di bilancio gli articoli sulle residenze fiscali non domiciliate: è necessario calare definitivamente il sipario sul DES e sulle sue discutibili appendici.
c.s. CSdL-CDLS-USL