Tra pochi giorni, il 24 febbraio sarà la giornata delle celebrazioni in coincidenza con il primo anno dalla ripresa delle ostilità nel territorio ucraino. Per noi, che viviamo nella parte occidentale del mondo sarà il primo anniversario dall’inizio dei racconti distorti da parte dei media generalisti nel solco del pensiero unico, come del resto siamo abitati a subire da un qualche anno a questa parte. Sgombriamo subito il campo da facili strumentalizzazioni, l’attacco Russo all’Ucraina del 24 febbraio scorso è un atto deprecabile, come ogni atto di guerra, perché si sa, sotto gli ordigni a soffrire sono sempre le persone ordinarie, di qualsivoglia etnia o latitudine. Deprecabile ma prevedibile in fondo, in quanto non è stato l’atto iniziale della guerra in Ucraina ma una logica prosecuzione di decenni di attacchi e minacce incrociate in un territorio che rappresenta suo malgrado terra di confine tra due blocchi economici, due sistemi sociali. Qui entra in gioco tutta la retorica occidentale, infarcita d'ipocrisia e di racconti messi in atto da chi può supporre di decidere a tavolino chi sia il buono e il cattivo di turno in questo enorme gioco intorno al globo. Che la Russia non sia la patria dei diritti civili è risaputo, come del resto è risaputo che non lo sono tante nazioni “amiche” dell’occidente, con le quali facciamo affari quotidianamente. Oltre a ragioni economiche, non trascurabili, a sostenere il conflitto in Ucraina ci sono anche comprensibili ragioni geopolitiche e territoriali, supportate da appartenenze linguistiche ed etniche. E’ innegabile infatti che alcuni territori annessi all’Ucraina negli anni scorsi, siano dichiaratamente di etnia russa e da quest’ultima ceduti all’Ucraina quando entrambe facevano parte dell’Unione Sovietica. Internamente all’Ucraina dopo il 2014, con l'avvento della rivoluzione colorata la tendenza politica nel paese ha preso una pericolosa deriva verso una destra ultranazionalista. Negli anni recenti sulla stampa, anche italiana, si possono leggere notizie di scontri, provocazioni e attacchi armati nei territori contesi che hanno prodotto moltissime vittime tra la popolazione civile Queste continue schermaglie, colpi di artiglieria verso le regioni del Donbass hanno prodotto oltre 14 mila vittime fino all'inizio dell'operazione speciale, così chiamata dal Cremlino. Il 24 febbraio quindi è l’anniversario dell’inizio di quella che ad oggi è in realtà una vera guerra per procura, figlia di quella guerra fredda che ha interessato la nostra esistenza per gli ultimi 75 anni, dove le parti in causa sono i due blocchi che si contendono il primato a colpi di sanzioni e politiche imperialistiche: il blocco atlantico e quello russo.
In questo groviglio melmoso di schieramenti l'Europa ha intrapreso la strada delle sanzioni, che ad oggi hanno creato più danno alla nostra economia che benefici, allontanando anche noi sammarinesi da una neutralità centenaria che ci ha garantito nei secoli tranquillità e prosperità oltre a buoni rapporti con tutti le nazioni del mondo. Se avessimo mantenuto la nostra equidistanza, avremmo potuto portare anche negli organismi internazionali la nostra seppur piccola voce a richiesta di un cessate il fuoco che tenesse conto dei legittimi interessi di tutti, interessi condivisi da oltre la metà della popolazione italiana e possiamo dirlo, anche sammarinese. La propaganda atlantista che vuole a tutti i costi la disfatta politica ed economica della Russia riteniamo sia una chimera controproducente, allo stesso modo riteniamo confuso un pacifismo fondato sul continuo invio di armi che non fanno che esacerbare una situazione già tesa al limite delle minacce nucleari. In quest'ottica ci pare che l’imperativo di tutti sia non trattare, ma continuare a fomentare la lobby delle armi e non per difendere un popolo martoriato, ma per sostenere un sistema economico che diversamente rischierebbe di perdere posizioni importanti nello scenario mondiale. Noi ci dissociamo da tutto ciò, ci dissociamo dalle sanzioni votate anche dalla Repubblica di San Marino, interrompendo la sua millenaria neutralità. Per quel poco che possiamo cercheremo di portare sempre più obiettività nell’informazione, approfondire le ragioni degli uni e le ragioni degli altri affinchè si arrivi, qui come in tutte le parti del mondo al raggiungimento di una pace giusta e duratura.
cs Demos