Se c’è un Consigliere intelligente e rispettoso del pensiero di tutti, questo è Matteo Fiorini. La funzione che esercita è sempre rivolta all’interesse del Paese. Una delle sue caratteristiche più evidenti è la lucidità con cui riesce ad analizzare rapidamente le situazioni complesse fornendo soluzioni. Così ha fatto Matteo in Ufficio di Presidenza, dopo aver capito che stava per essere messo in pericolo, dalla inaffidabilità di alcune posizioni, il difficile lavoro che aveva trovato l’accordo di tutte le forze politiche e sociali per garantire uno strumento di gestione delle crisi bancarie capace di evitare il peggio. In un primo momento infatti i partiti di minoranza si sono dichiarati disposti a firmare il progetto di legge poi, inspiegabilmente, hanno iniziato ad alzare l’asticella vincolando la loro firma sul progetto a quella del governo. Ottenuta anche questa disponibilità, hanno rincarato la dose, vincolando il loro consenso solo dopo l’avvio della commissione di inchiesta sul Cis, decisa per altro da una larga maggioranza in Consiglio. La Reggenza a questo punto ha proposto che l’istituzione della Commissione di inchiesta venisse discussa nella stessa seduta consigliare una volta superata l’urgenza dell’approvazione della legge sulle banche in crisi. Nonostante tale disponibilità, Rete ha dichiarato (ma di solito se Rete decide tutte le opposizioni sono concordi), che non firmerà il progetto di legge, sebbene siano state accolte la maggior parte delle loro osservazioni, tanto da dichiararsi ampiamente soddisfatti. L’obiettivo di sottrarsi alla responsabilità di approvare il progetto si stava manifestando in maniera evidente, tanto che il nostro Capogruppo ha ritenuto di impegnarsi nel deposito del progetto anche senza la firma di qualcuna o tutte le forze politiche della minoranza. Ciò ha ancor di più indispettito chi intende sottrarsi al compito di approvare un progetto che con tutta chiarezza, offre lo strumento affinché la crisi di una banca non ricada sui risparmiatori e sui fondi pensione, ma intervenga in modo deciso sugli amministratori e i proprietari. L’ultima ‘scusa’ per rallentare ogni decisione è stata quella della nomina del nuovo Consiglio di Amministrazione di Cassa di Risparmio, già decaduto dal 24 maggio scorso. L’accusa delle opposizioni sarebbe quella che la maggioranza ha nominato 5 membri su 5. Dal momento stesso in cui il Cda è decaduto la minoranza sapeva che avrebbe dovuto indicare il proprio rappresentante, ha atteso fino all’ultimo minuto per dire poi che non avrebbe sciolto il nodo. Il Cda così non si sarebbe potuto insediare poiché mancava il numero minimo previsto dallo Statuto, e ciò avrebbe messo in grave pericolo Cassa di Risparmio. Anche in questo caso siamo dovuti intervenire seduta stante, nonostante avessimo insistito fino a pochi istanti prima della nomina affinché l’opposizione fornisse la propria indicazione. Non c’è stato nulla da fare. Di fronte a questa irresponsabilità siamo stati costretti ad individuare un’ulteriore figura che potesse completare il quadro, rendendo immediatamente operativo il Consiglio di Amministrazione della più importante banca del Paese. Gli insulti di Ciavatta a Fiorini sono arrivati quando Matteo ha messo in chiaro, con la lucidità che lo contraddistingue, tutti gli ostacoli che l’opposizione continuava a frapporre pur di rallentare l’approvazione della legge per la risoluzione delle crisi bancarie. Un atteggiamento inammissibile, un’aggressione tesa ad impedire che il dibattito in Ufficio di Presidenza facesse chiarezza sulle posizioni e democraticamente definisse il percorso più utile. La nostra solidarietà a Matteo, già espressa immediatamente dopo l’accaduto e che qui ribadiamo con forza rifiutando di accettare le sue dimissioni, ci deve tutti rendere consapevoli di un fatto: il livello di attacco a cui si è sottoposti non ha eguali nella storia democratica del Paese. Cosa ancor più grave è che questi atteggiamenti non trovano la ferma condanna di tutti, anzi nessuno dall’opposizione si è premurato di prendere le distanze dall’attacco di Ciavatta, provando addirittura a giustificarlo. Ciò mette a rischio i principi fondamentali su cui San Marino contraddistingue la propria democrazia e sta portando ad una deriva con risvolti che potrebbero essere incontrollabili. Ciò richiede decise prese di posizione e immediate tutele affinché la situazione non degeneri ulteriormente. Il forte gesto di Matteo Fiorini che intende fare con le sue dimissioni, sottolinea il gravissimo rischio che sta correndo la Repubblica, noi lo comprendiamo, ma gli diciamo che il suo lavoro e la sua intelligenza sono indispensabili per vincere questa pericolosissima sfida.
Sinistra Socialista Democratica