L'ipotesi di riforma rischia di entrare a gamba tesa nella definizione del testo unico dei contratti firmati. Tra i punti più controversi, la cancellazione del divieto di intermediazione di manodopera. La CSdL intende difendere il ruolo esclusivo degli uffici pubblici nell'invio al lavoro, per preservare il nostro sistema di tutele e garanzie per i lavoratori
Il tasso di disoccupazione sceso al 2,69% nel maggio di quest'anno, è tra i più bassi degli ultimi decenni. La situazione occupazionale interna, è forse addirittura migliore dei ruggenti anni della "San Marino da bere". Ma nonostante numeri (già resi noti) che ci avvicinano ad una situazione di quasi piena occupazione, la Segreteria di Stato competente, evidentemente per dare seguito a precedente annunci sul piano politico, ha presentato un progetto di legge di riforma del mercato del lavoro, della quale per la CSdL non si ravvisa la necessità, se non limitatamente ad alcuni aspetti. Tra le questioni a cui non serve assolutamente mettere mano, vi sono il lavoro interinale e il tempo determinato. Peraltro, dopo aver firmato i contratti dell'industria e dell'artigianato, le parti sono impegnate a redigerne il testo unico: a questo proposito, nei testi contrattuali sottoscritti a suo tempo ci sono le regolamentazioni sul lavoro a tempo determinato e sul lavoro interinale che sono stati concordati dopo i grandi scioperi del 2005. Quindi le regole sul tempo determinato e il lavoro interinale non sono soltanto regole legislative, ma anche contrattuali (quelle attuali ovviamente discendono dalla legge di allora).
Questa ipotesi di riforma rischia quindi di complicare la definizione del testo unico dei contratti firmati, che devono essere approvati da tutti i lavoratori affinché abbiano validità erga omnes, ovvero siano efficaci per tutti i lavoratori e per tutte le aziende del settore. Anche per questo motivo, l'auspicio è che questi punti vengano accantonati, in assenza di accordo tra le parti. Altri temi inerenti il mercato del lavoro effettivamente hanno bisogno di interventi. Il primo fra tutti è l'inserimento al lavoro degli invalidi e dei disabili; è un obiettivo che anche nelle precedenti legislature abbiamo cercato di portare avanti. Infatti, una parte dei disoccupati sono persone con invalidità, che dovrebbero a norma di legge avere diritto ad un posto di lavoro, che invece non viene loro riconosciuto, perché le imprese non ottemperano a questo obbligo legislativo. Al contempo è necessaria una migliore definizione del ruolo dei soci e degli amministratori che operano all’interno delle imprese; oggi quelli a libro paga sono considerati lavoratori subordinati, e questa in certi casi è effettivamente una anomalia. Al contempo occorre definire una disciplina specifica per le società che non hanno dipendenti. Pare ci sia la volontà di affrontare l’argomento: se un'azienda ha un giro d'affari, ci dovrà essere qualcuno che ne assicura l’operatività. Già queste aziende non pagano le tasse - il più delle volte dichiarano di essere in perdita - e non pagano nemmeno le tasse sul reddito dei soci o amministratori che, evidentemente, ci lavorano. Se si concentra la discussione su questi ultimi argomenti, possiamo anche trovare un punto di incontro, mentre sugli altri due temi - tempo determinato e lavoro interinale - il rischio è di innescare un contenzioso di cui non c'è nessun bisogno.
Nell'incontro dei giorni scorsi sulla bozza di progetto di legge, si è sviluppato un confronto anche su altri punti, tra cui la possibilità per un lavoratore di “essere assunto” da un familiare anziano o non autosufficiente che ha bisogno di essere accudito; tuttavia, non viene declinato il trattamento fiscale e contributivo cui sarebbe assoggettato, quindi c'è una lacuna che va colmata. Prendiamo atto della volontà di venire incontro a questa necessità espressa dalle famiglie; ci sono persone infatti che perdono il lavoro in età avanzata, e si rendono disponibili a fare da assistente ad un genitore o un parente prossimo. Per loro vanno necessariamente definiti gli aspetti contrattuali. Uno degli aspetti affrontati è la revisione delle norme relative alla definizione di datore di lavoro e lavoratore subordinato; si dovrà disciplinare l’attività svolta dal socio / amministratore, stabilendo altresì a quale categoria si dovrà fare riferimento ai fini fiscali e contributivi, dato che si tratta di regimi molto differenti.
Altra norma discussa è quella riguardante i lavoratori extra Shengen occupati a San Marino, che attualmente devono interrompere il rapporto di lavoro per 1 mese ogni anno. C'è la volontà di superare questa assurdità, ma verrebbe comunque preclusa la possibilità di avere un contratto a tempo indeterminato. La CSdL sostiene con forza il diritto per tutti i lavoratori ad un rapporto di lavoro stabile, inclusi naturalmente i lavoratori extra Shengen. Ci sembrerebbe più logico, visto che il punto è la volontà politica di non riconoscere la residenza a questi lavoratori, legare il diritto al lavoro alla permanenza a San Marino, ovvero la sua decadenza al momento dell’eventuale interruzione del permesso di soggiorno. In altre parole, a fronte di un “ipotetico” interesse pubblico, non si può lasciare all’infinito al datore di lavoro la facoltà di rinnovare o meno il contratto di lavoro! Al contempo si vuole superare totalmente il divieto di intermediazione di manodopera, ad oggi di esclusiva competenza dell’Ufficio del Lavoro: proposta che vede la CSdL assolutamente contraria. Vengono individuati, quali soggetti abilitati a svolgere questa attività, gli avvocati, i commercialisti e le agenzie di lavoro interinale, le associazioni di categoria ed i sindacati.
Premesso che a noi non interessa affatto selezionare personale in favore delle imprese, ipotizzare che tali soggetti conoscano i processi produttivi al punto di poter individuare i disoccupati più adatti alle competenze richieste ci lascia alquanto interdetti. È evidente che ciò che farebbe la differenza sarebbero le conoscenze personali, piuttosto che quelle professionali. Il fatto che la segnalazione di un lavoratore ad un’impresa sia tuttora un reato penale, e che ciò vada corretto, è un conto, ma un altro è consentire la selezione di personale, peraltro a scopo di lucro. Non possiamo dimenticare quando, prima delle battaglie sindacali del 2005, i lavoratori trovavano e perdevano lavoro quasi unicamente attraverso le agenzie interinali, senza neanche avere il piacere di conoscere il loro reale datore di lavoro, mentre l’Ufficio pubblico svolgeva unicamente il ruolo di notaio.
Nei prossimi incontri sul mercato del lavoro si affronteranno i punti controversi prima ricordati - tempo determinato e lavoro interinale - che sicuramente scalderanno gli animi, e su cui la CSdL manterrà ferme le proprie posizioni. All'ultima puntata di "CSdL Informa" sono intervenuti il Segretario Generale Enzo Merlini, il Segretario Confederale William Santi, i Segretari di Federazione Stéphane Colombari (FUCS) e Elio Pozzi (FUPS). Ha coordinato il dibattito Giuliano Tamagnini.
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