Continuano a susseguirsi a mezzo stampa le cronache giudiziarie di fatti – risalenti dai fasti dei famigerati anni ’90 dello “stavamo bene” sino ai giorni nostri – in un effluvio di danaro di sospetta provenienza e incerto profumo finito nelle tasche di soggetti a vario titolo gravitanti nell’orbita del malaffare e del mercimonio spesso presente nel costume della vita sociale e politica della Repubblica di San Marino, beneficiando i “legittimi destinatari” del prezzo della svendita della loro funzione pubblica. I politici che hanno percepito le somme di danaro – che nel linguaggio comune normalmente si definiscono “Mazzette” - osiamo credere non siano stati i destinatari di liberalità legate alla loro simpatia o alla loro cordialità, bensì i terminali di operazioni illecite ben più correttamente qualificabili come condotte corruttive e verosimilmente concretizzatesi in atti di valore amministrativo o legislativo forieri di effetti benefici in favore solo di alcuni ma certamente lesivi del bene comune e dell’interesse collettivo.
Se da un punto di vista meramente giuridico ne esce, a ragione, sconfessata la tesi accusatoria – in ragione del trascorrere del tempo che pone limiti alla capacità punitiva dello Stato ma specialmente a causa dell’ uso strumentale della Giustizia clamorosamente emerso nell’ambito delle Relazioni della Commissione Consiliare d’Inchiesta su responsabilità politiche o amministrative che hanno coinvolto gli istituti di credito Sammarinesi ed attualmente oggetto di accertamento giudiziario – dal punto di vista politico e sociale rimane intatto (se non aggravato) lo sdegno per quanto emerso in tutto il suo clamore e in tutta la sua estrema gravità. E d’altro canto un sistema cui hanno partecipato e concorso, in forme varie e diverse, anche taluni gruppi industriali del paese, privati e anche pubblici, gruppi e società importanti nel loro settore e nell’economia sammarinese, gruppi potenti economicamente che sono stati in grado di influire e di condizionare i poteri della politica e dello Stato Sammarinese. Proprio per tali ragioni riteniamo che quanto sta emergendo giudizialmente abbia contorni inquitenati in grado di ledere la dignità e l’onorabilità di tutti i cittadini sammarinesi.
Oggi, appare però chiaro che sotto i riflettori della Giustizia siano finite le condotte di personaggi gravitanti nell’orbita del potere avverso a quello attiguo e dominante al tempo all’interno del Tribunale, lasciando che altri sodalizi criminali, nelle loro varie composizioni, condotte e durata non si siano potuti accertare, né nei tempi richiamati né ben prima e ben oltre, rispetto all’associazione per delinquere ritenuta sussitente dalla primavera 2003 al maggio 2006, che ha mortificato il bene collettivo a discapito dell’arricchimento personale del singolo personaggio politico. Consapevoli che si tratta della c.d. punta dell’iceberg e che poco o nulla è cambiato sino ai nostri giorni non vorremmo, dunque, che finisse sotto il tappeto altra polvere che pur ci preme sia ripulita senza lasciare alone di dubbio, non fosse altro per tutti coloro che si sono battuti impavidamente perché le anomalie emergessero, nonostante le intimidazioni e le minacce ricevute sia a livello politico che personale, insomma la Buona Politica c’è, c’è sempre stata e sempre ci sarà.
A tal proposito riteniamo davvero degradante che smemorati personaggi promotori di un agire dubbio tipico dei costumi del tempo ma ancor oggi agli “onori” delle cronache quotidiane per le generose ed incerte elargizioni ricevute, con nonchalance e sbarazzino atteggiamento abbiano la spregiudicatezza di riproporsi al vertice di attuali organizzazioni politiche, anziché, se davvero animati da un pentimento operoso, rimaner a dare “buoni consigli” adesso che non sono più in grado di dare il cattivo esempio.