L’Associazione OaSì – Insieme per le valli APS, costituita in Assemblea il 21 novembre scorso e da pochi giorni iscritta al RUNTS (Registro Unico Nazionale del Terzo Settore) è nata per dare continuità all’azione del Comitato per il ripristino dei confini dell’Oasi di Torriana Montebello, con lo scopo di valorizzare l’identità culturale, ambientale, sociale, economica, paesaggistica nell’ambito territoriale delle colline di Torriana Montebello e delle valli del Marecchia e dell’Uso. Non potendo ancora presentarci alla comunità e avviare l’attività con iniziative in presenza coinvolgendo tutto il territorio come avremmo auspicato (e come faremo non appena le norme di contenimento della pandemia in corso ce lo consentiranno), non possiamo però non intervenire su un argomento di cogente attualità come la Peste suina africana, che coinvolge la gestione della popolazione dei cinghiali. Pur non interessando direttamente il nostro territorio, come dichiarato dalla Regione Emilia Romagna che detiene il controllo della materia, riteniamo che il problema della Peste Suina Africana vada gestito applicando regole che si poggino sulla base di dati scientifici, e non con “proposte choc” come la richiesta di eradicazione della specie per salvaguardare la filiera suinicola intensiva, spingendo ancora una volta sull’attività venatoria come soluzione al problema. ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) parla chiaro. La caccia coi cani in braccata non riduce i cinghiali e aumenta il rischio dei danni da questi causati. “Tale forma di caccia – si legge nella risposta di ISPRA alla richiesta della Regione Abruzzo dell’1/12/2020 - non ha dimostrato efficacia nel contenere le presenze di cinghiali, favorisce la produttività delle femmine, provoca un allontanamento incontrollato dei cinghiali, favorisce una maggior mobilità dei cinghiali verso aree meno disturbate (p.e. nei pressi di ambiti urbanizzati, nelle zone agricole più antropizzate), dove aumenta il rischio di danni, di incidenti stradali e di diffusione di malattie infestive ed infettive”. Di più: i dati da noi ottenuti attraverso la richiesta ufficiale di accesso agli atti alla Direzione generale Agricoltura Caccia e Pesca della Regione Emilia Romagna, dicono che i cinghiali abbattuti nelle ultime stagioni venatorie nell’ATC RN1 sono sempre gli stessi. 2017/2018: 1018; 2018/2019: 1053; 2019/2020: 1051. Nonostante la violenza perpetrata da ormai tre anni sul nostro territorio e la cancellazione dei due terzi dell’Oasi di Torriana Montebello con l’obiettivo dichiarato di contenere la popolazione di ungulati, la situazione è addirittura peggiorata, confermando che non è questo il modo migliore per agire. Numeri e dati scientifici continuano a confermare che la caccia in braccata al cinghiale (operazione che continua sul nostro territorio, giorno dopo giorno, fuori e dentro i confini della martoriata Oasi di Torriana Montebello) non solo non risolve il problema del proliferare dei cinghiali, ma limita pesantemente anche la fruizione di sentieri e boschi a chi vuole godersi la natura a piedi, in bicicletta o vuole raggiungere il luogo sacro del Santuario dedicato alla Madonna di Saiano, persino nel periodo delle festività natalizie, per le continue giornate dedicate alla caccia in braccata. Di più: in questi giorni si è cacciato in braccata nonostante la neve, aumentando le difficoltà delle numerose specie animali presenti, comprese quelle protette, già fortemente provate dalle condizioni climatiche avverse. Serve un cambio di passo, un cambio di mentalità che permetta di mantenere un equilibrio avanzato fra le attività umane e la natura. Per questo ancora una volta e ancora con maggiore forza ci rivolgiamo alle istituzioni chiedendo che: 1. Si interrompa immediatamente la caccia ai cinghiali col metodo della braccata nel territorio della vecchia Oasi per evitare di allontanare i cinghiali verso la viabilità della strada Marecchiese, Santarcangiolese, i centri abitati e le zone agricole. 2. Si contenga la popolazione dei cinghiali nel territorio più delicato della vecchia Oasi con i “piani di prelievo mirati e selettivi” indicati da ISPRA molto più efficaci delle braccate, non dannosi per l’equilibrio ambientale. 3. Si limiti la diffusione dei cinghiali nel territorio con una cintura di sicurezza attorno alla vecchia Oasi. Riteniamo che queste richieste di buon senso siano tanto più necessarie in questo momento col pericolo di diffusione della Peste Suina e ci rendiamo disponibili a un confronto reale con tutti i soggetti interessati sulla base di dati scientifici, che chiediamo sia promosso dalle amministrazioni pubbliche.
c.s. OaSì – Insieme per le valli APS