“Le garanzie sono le stesse previste per il bond, sono garanzie sovrane. Vengono esclusi beni del patrimonio storico e i servizi essenziali, per esempio. Sono le stesse garanzie che abbiamo dato per prestiti interni, per le obbligazioni di Cassa di Risparmio”. Queste le parole pronunciate ieri in aula dal Segretario Gatti. Parole che, purtroppo, non chiariscono nulla, anzi fanno preoccupare ancora di più considerato che Gatti sta negoziando, sostanzialmente, con un mandato in bianco e senza alcun controllo (la Commissione Finanze infatti, ha potuto visionare solo una bozza del contratto). L’Azienda dei Servizi, ad esempio, è a rischio? Acqua, luce, gas, reti di telecomunicazioni, trasporti (che sono stati privatizzati in tantissimi Stati europei) saranno considerati servizi essenziali dal Tribunale straniero che giudicherà, in caso di controversie con chi ci finanzia o, peggio, nel caso in cui non riuscissimo a ripagarli e dovessimo quindi alienare i nostri beni? Oppure potranno finire sotto il controllo di Cargill? Sì perché purtroppo, col Decreto 212/2020, è stato stabilito che il Tribunale che giudicherà potrà essere un tribunale straniero scelto autonomamente dalla Cargill, dal nostro finanziatore. Incredibile! Dov’è la tutela dello Stato sammarinese, dei nostri gioielli di famiglia? Tra l’altro il Governo se ne frega anche della legge che prevede il voto favorevole dei 2/3 del Consiglio per alienare i beni dello Stato, e li mette in garanzia senza averne diritto (non essendoci stata alcune decisione del Consiglio): una cosa che, a nostro parere, già renderebbe il contratto nullo! Ma per questo Governo la legge è un optional… Non solo, sempre questo orribile Decreto 212/2020 prevede che il contratto non venga neppure registrato: resterà magari in una cassaforte della Segreteria Finanze e ne scopriremo i contenuti solo quando sarà troppo tardi? Il Paese non deve sapere dove ci sta portando il Governo, non deve conoscere cosa sta negoziando. Tutto ciò è inaccettabile, considerando anche che non c’è una mezza idea di come ripagare fra un anno quel prestito di 150 milioni, col rischio concreto di default e quindi l’esproprio dei nostri beni. Invitiamo tutti i cittadini che ritengono inaccettabile tutto questo a contattarci: abbiamo intenzione di avviare quanto prima le procedure per un referendum contro il Decreto Legge 212, che va eliminato nei tempi più brevi possibili per garantire la sopravvivenza al nostro Paese.
Repubblica Futura sul prestito ponte
18 dic 2020
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