La discussione che si è accesa nell'ultima sessione del CGG sull'ODG proposto dalla maggioranza in merito all'Istanza d'Arengo n°17, nella quale, i firmatari in premessa, riportavano le indicazioni contenute nel rapporto GREVIO (organismo internazionale atto a controllare il rispetto della convenzione di Istanbul) del 2021, ha rappresentato un insulto alla democrazia ed alla libera partecipazione dei cittadini alla vita sociale e politica del paese attraverso anche forme di democrazia diretta quali l’Istanza d’Arengo. I cittadini chiedevano in sostanza che il CGG adottasse misure idonee a scongiurare la prescrizione di cause per reati di genere in quanto, come si evince dalla relazione annuale del Magistrato Dirigente del 2017 sullo stato della giustizia, dei 545 casi totali risultanti, una buona parte sembrava essere legata a reati di genere Al di là del numero esatto di reati contro le donne prescritti, era importante raccogliere il senso dell’istanza ed adottare eventuali misure rafforzative in modo che nella Repubblica di San Marino non passassero in prescrizione reati gravi di questa natura. Più che sul senso dell’istanza, l’ordine del giorno firmato dalla maggioranza invece, ha maggiormente posto l’attenzione sui numeri riportati dal GREVIO a loro avviso, denigratori dell’immagine della Repubblica di San Marino, numeri che sarebbero stati comunicati all’organismo da professionisti sammarinesi, che l’ordine del giorno chiedeva di perseguire legalmente al fine di verificare che non fossero stati commessi reati da parte loro. Premesso ciò, è evidente che abbiamo assistito a qualcosa di imbarazzante, il dibattito che si è creato sull'Istanza porta con sé qualcosa di istituzionalmente "drammatico". C'è infatti in tutta questa vicenda un modus operandi da tempo innescato dalla politica di governo e cioè quello di adottare spesso il ricorso alla magistratura, dal nostro punto di vista, con un po’ troppa “leggerezza”. Questo tipo di atteggiamento della politica lo si era già visto nelle vicende inerenti il giornale "La Serenissima" o alla controdenuncia riservata all'associazione "Salute Attiva" -fortunatamente risoltosi in parte non più di un mese fa- e in altre situazioni dove ultimamente si deve stare molto attenti a parlare in pubblico. Demos ritiene questo modo di fare politica irresponsabile e preoccupante. Quest’ultimo attacco a liberi cittadini che tramite uno strumento di democrazia diretta intendono dare indicazioni per migliorare la vita sociale del nostro paese è qualcosa di inaccettabile, che rischia di tracciare ancora una volta un solco netto tra popolazione ed istituzioni. La nostra rappresentante nel suo intervento in aula consigliare ha cercato di mediare una soluzione proponendo un ODG concordato tra maggioranza e opposizione, ma un'aula orfana di almeno 23 consiglieri su un tema così delicato non le ha giocato probabilmente a favore. Siamo fortemente convinti che una democrazia che vuole elevarsi come tale non può e non deve incespicare in azioni del genere coinvolgendo per giunta organi internazionali. La bontà dell'istanza era appunto la volontà di portare ad attenzionare situazioni di violenza di genere ed è stata strumentalizzata. Ora, la cosa che ci rammarica è anche la mancanza di senso del dovere, senso al quale si sono appellati spesso i movimenti. Scopo di Demos però è il voler essere costruttivi, analizzare bene questi accadimenti per poter approfondire dei metodi nuovi che possano portare fuori da questa palude di indolenza una classe politica arroccata a vecchi schemi, abitudini e vendette.
Cs - DEMOS