“Sono rammaricato come cittadino, non voglio farne una questione personale, ma trascorrere un anno in carcere senza essere ascoltato pensavo non potesse capitare, ritenevo che certe situazioni appartenessero a tempi ormai andati”. Lucio Amati, all’indomani della richiesta di rinvio a giudizio avanzata dalla Dda di Catanzaro al giudice per le indagini preliminari, esprime amarezza. Non ha ricevuto alcuna comunicazione ufficiale, neanche dai suoi avvocati di Bologna e Catanzaro: “Ad esempio vorrei sapere anch’io chi è coinvolto della banca – aggiunge – chi sono le persone per le quali è stato chiesto il rinvio a giudizio. Quando ne sapremo di più – conclude – potremo fare anche altre considerazioni, entrare più nel merito della vicenda, perché ci sono tanti aspetti da chiarire e da spiegare”. Dopo l’interrogatorio di garanzia, avvenuto pochi giorni dopo l’arresto, Amati dice di non essere mai più stato ascoltato: solo a indagini chiuse, è stato convocato a Roma dai pm di Catanzaro Salvatore Curcio e Paolo Petrolo. Per Amati si è trattato solo di un atto dovuto. “Dopo 11 mesi di custodia cautelare – rincara infatti – hanno ritenuto di dovermi sentire solo a indagini chiuse”.
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