L'operazione è stata denominata “Cigno Nero”, dalla Guardia di Finanza, perché “cigno” era il nome in codice – utilizzato dagli indagati – per riferirsi alla mente finanziaria del gruppo: un commercialista 50enne già noto alle cronache giudiziarie, per gli stretti legami con alcuni dei protagonisti dell'inchiesta “Mafia Capitale”. In carcere, questa mattina, insieme a lui, è finito anche un imprenditore romano di 51 anni. Disposti i domiciliari, invece, per la collaboratrice del faccendiere. L'accusa per loro, in concorso con una quarta persona, è bancarotta fraudolenta aggravata. Avrebbero infatti distratto 9 milioni e mezzo di euro dal patrimonio del gruppo Edom S.p.A., titolare dei negozi a marchio “Trony” di Roma, causandone il fallimento. Dalle indagini è emerso che il dissesto del gruppo fu originato dal debito nei confronti dell'Erario di oltre 100 milioni, dovuto ad un'ingente evasione fiscale. Per questi reati l'imprenditore era già stato arrestato e condannato in primo grado a 3 anni e 10 mesi di carcere. La società era invece stata dichiarata fallita a febbraio. Le Fiamme Gialle hanno però scoperto che i tre indagati, dopo aver abbandonato ogni carica, avevano di fatto continuato a gestire la società attraverso amministratori di comodo. Fondamentale, nell'inchiesta, si è rivelata la collaborazione del Titano. Gli accertamenti bancari e le rogatorie con San Marino, infatti, hanno consentito di ricostruire tutti le operazioni che hanno consentito ai tre di appropriarsi del patrimonio della società: ingenti prelievi dai conti - circa 7 milioni in 4 anni -, alterazioni della contabilità, e trasferimenti di denaro a società della Repubblica.
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