Riceviamo e pubblichiamo:
"Gentile Segretario,
abbiamo letto, non senza qualche sconcerto, la sua risposta.
Non possiamo che ribadire che ci e' impedito di visitare nostro padre, che egli non può neppure parlare con gli altri detenuti, che per lungo tempo gli e' stato impedito di leggere i giornali e persino di guardare la televisione.
Se per lei questo non e' "isolamento" perche' a nostro padre e' consentito parlare con i suoi carcerieri, non sappiamo che dirle. Sappiamo solo, e nessuno può smentirci, che senza andar lontano, nella vicina Italia tali condizioni di detenzione non vengono riservate neppure ai mafiosi, ma evidentemente, questo Lei ci dice, a San Marino e' normale fare cosi'.
Ma ciò che ci crea più sconcerto e' che si dica che tutto questo sarebbe giustificato dall'esigenza di non inquinare le prove, ma dopo un'indagine che a quel che ci consta e' iniziata nel 2012, un mese di detenzione, un interrogatorio e il sequestro di tutti i beni di nostro padre, che prove si devono cercare ancora? E queste benedette prove non occorreva averle trovate prima di metterlo in carcere? O forse, che a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca, queste prove, per quanto affannosamente le si cerchino, non si trovano?
Non volevamo credere a chi fin dall'inizio ci diceva che per avere giustizia saremmo dovuti arrivare fino a Strasburgo: evidentemente sbagliavamo.
Stefania Podeschi
Daniela Podeschi"
"Gentile Segretario,
abbiamo letto, non senza qualche sconcerto, la sua risposta.
Non possiamo che ribadire che ci e' impedito di visitare nostro padre, che egli non può neppure parlare con gli altri detenuti, che per lungo tempo gli e' stato impedito di leggere i giornali e persino di guardare la televisione.
Se per lei questo non e' "isolamento" perche' a nostro padre e' consentito parlare con i suoi carcerieri, non sappiamo che dirle. Sappiamo solo, e nessuno può smentirci, che senza andar lontano, nella vicina Italia tali condizioni di detenzione non vengono riservate neppure ai mafiosi, ma evidentemente, questo Lei ci dice, a San Marino e' normale fare cosi'.
Ma ciò che ci crea più sconcerto e' che si dica che tutto questo sarebbe giustificato dall'esigenza di non inquinare le prove, ma dopo un'indagine che a quel che ci consta e' iniziata nel 2012, un mese di detenzione, un interrogatorio e il sequestro di tutti i beni di nostro padre, che prove si devono cercare ancora? E queste benedette prove non occorreva averle trovate prima di metterlo in carcere? O forse, che a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca, queste prove, per quanto affannosamente le si cerchino, non si trovano?
Non volevamo credere a chi fin dall'inizio ci diceva che per avere giustizia saremmo dovuti arrivare fino a Strasburgo: evidentemente sbagliavamo.
Stefania Podeschi
Daniela Podeschi"
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