Per diversi anni la donna, di origine straniera, ha assistito tre anziani in età molto avanzata, in una famiglia sammarinese, al servizio della quale continua a lavorare con la piena fiducia dei congiunti, confermata in aula. La badante era accusata di appropriazione indebita di farmaci e materiale sanitario, per un valore stimato di circa 1.000 euro.
La donna lo ha ammesso ma ha precisato che si trattava di “rimanenze” e i figli degli anziani hanno assicurato che i loro genitori sono sempre stati curati e accuditi al meglio. L'azione legale, infatti, non è stata attivata dalla famiglia ma è partita dopo un normale controllo delle forze dell'ordine a bordo di un mezzo.
La donna ha dichiarato che ha agito come madre, pensando di dare un qualche aiuto al figlio, malato e lontano. Ha anche detto di essere laureata in economia nel suo paese: è venuta, anni fa, a San Marino a fare la badante per racimolare il denaro necessario per curare il marito che tuttavia è deceduto.
Una storia di umanità che non ha lasciato indifferente l'aula. Il commissario della legge Buriani ha condannato l'imputata, rea confessa, a 7 mesi di prigionia, 2 anni e mezzo di interdizione dalla professione e 300 euro di multa, accordando la sospensione della pena. “Se per due anni non commetterà reati – ha ricordato il giudice all'imputata - la pena sarà estinta”. Nel frattempo potrà continuare a svolgere il suo lavoro di badante.