Presunti episodi di “mobbing” a Via del Voltone per favorire il CIS, l'ipotesi accusatoria; ma a lungo – questa mattina – l'oggetto del contendere è parso un semplice elemento sullo sfondo. Fotografia di una delle fasi più controverse della storia recente del Paese, l'udienza odierna. Aperta dalla testimonianza dell'allora Segretario agli Esteri Pasquale Valentini. “Anomalia”, il termine ricorrente. Come quando ha parlato dell'esito del bando che portò alla nomina di Wafik Grais alla Presidenza di BCSM, in assenza del requisito della conoscenza della lingua italiana. La memoria è andata quindi ad un CCR “allargato” del luglio 2016. Ha ricordato le sue perplessità non solo per il metodo; soprattutto per come il neo-presidente descrisse il sistema finanziario del Paese: come se si fosse “sull'orlo del default”.
Rappresentazione che a suo avviso contrastava con i feedback emersi dai rapporti con Europa ed Italia. Segnati successivamente dalla scelta di accantonare il progetto Centrale Rischi; si procedette invece con l'AQR. Posto inoltre l'accento sulla refrattarietà, anche di Savorelli, al confronto. A sua volta Valentini è stato incalzato dalle Difese sul tema dei rapporti con Confuorti; ribadendo di averlo incontrato una sola volta al Meeting di Rimini. Oltre ad una mail, nel 2016, per declinare un invito. Ha spiegato come all'epoca non sospettasse eventuali ingerenze del finanziere.
Successivamente sentita dal Giudice Saldarelli l'allora responsabile del servizio risorse umane di BCSM; con Savorelli – ha detto - non avevamo voce in capitolo, ad esempio sulle pratiche dei licenziamenti. “C'era un clima di terrore”. Di forti tensioni ha parlato anche un altro alto funzionario; che ha fra le altre cose giudicato “disfunzionale” un avvicendamento alla guida della Vigilanza regolamentare. Infine la testimonianza di Stefano Bizzocchi; già membro di nomina consiliare del ConDir. Ha dichiarato come da anni avesse “certezze” sulle priorità: accordo con l'Italia, Centrale Rischi.
Burrascoso, però, il rapporto con l'ex Presidente. Dopo avergli sollecitato un adempimento, il teste avrebbe ricevuto una telefonata dall'allora Segretario di Stato Capicchioni, che gli avrebbe chiesto di dimettersi; spiegando come in caso contrario sarebbe stato Grais a lasciare. Bizzocchi decise comunque di restare, su consiglio – ha detto – della propria parte politica di riferimento. Si dimise però ad alcuni mesi di distanza, dopo un esposto – poi archiviato - dello stesso Grais, per violazione del segreto bancario. Tanta amarezza nel ricordare la perquisizione di “5 ore” nel proprio ufficio; l'arrivo del Giudice Buriani, insieme ad agenti di polizia; il controllo della posta elettronica, il sequestro del cellulare. Prossima udienza il 5 giugno, con nuove testimonianze.