Come un 'fiume in piena' la presidente di Banca Centrale Catia Tomasetti ha risposto per quasi tre ore alle domande del giudice Vico Valentini, del pf Roberto Cesarini, delle difese degli imputati e delle parti civili, sulle vicende, al centro del processo '500' e cioè i titoli “Demeter”, il rinnovo del finanziamento a Banca Cis, la liquidazione di Asset Banca, il prestito Leiton. Vicende la cui genesi è in gran parte antecedente al suo insediamento in via del Voltone, risalente alla prima decade del maggio 2018. A proposito dei titoli Demeter ha dichiarato – in sostanza – che, proprio all'inizio del suo mandato, si spaventò quando apprese che si trattava di 'derivati': “un'operazione avulsa – ha dichiarato - dal dna di qualunque banca centrale” per il rischio che comportava, assorbendo ben 43 milioni di euro, sui 251 totali del portafoglio titoli di Bcsm.
“Ma il sistema sammarinese non aveva problemi di liquidità all'epoca?”: Tomasetti ha risposto affermando che nessun'altra banca, durante la sua presidenza, ha effettivamente ottenuto liquidità e che oggi il comparto bancario si è stabilizzato senza alcun ricorso ad interventi straordinari. Ha poi riferito che l'operazione “Demeter”, considerando anche l'importo delle cedole, si è chiusa con un sostanziale pareggio, nonostante un sovrapprezzo in fase di acquisto e 400mila euro, circa, andati in fumo, per la ritardata copertura assicurativa delle oscillazioni del dollaro.
Catia Tomasetti ha anche illustrato i retroscena che condussero al licenziamento del direttore di Banca Centrale Roberto Moretti, nei cui confronti era venuta meno la fiducia, per una serie di ragioni. In particolare, il rinnovo del prestito a Banca Cis, deciso d'urgenza da Moretti, senza vere garanzie e il necessario passaggio in Consiglio Direttivo, ma anche un protocollo segreto con comunicazioni importanti, provenienti anche dall'Aif, che Moretti non condivideva con i vertici Bcsm. Non solo, Moretti – ha dichiarato Catia Tomasetti – partecipò ad un incontro, tra le parti, sul rinnovo del prestito Leiton, nonostante una sua precisa indicazione ad astenersi da qualunque ingerenza, e poi – ha aggiunto – c'era un problema sul contratto, per il superamento del tetto massimo di 100mila euro, degli stipendi.
Il Consiglio Direttivo con la necessaria unanimità decise dunque la rimozione di Moretti, anche se – ha detto – c'era la contrarietà di quasi tutto il CCR, ad eccezione del Segretario Celli che però era dell'idea che dovesse restare Giuseppe Mazzeo, del coordinamento di vigilanza di Banca Centrale. A proposito di Francesco Confuorti, la teste riferito che, a precisa domanda di Celli, rispose che non lo conosceva e solo successivamente, tramite approfondimenti, scoprì che una sua banca era stata sanzionata nel 2004 da Banca d'Italia. Su Asset Banca Catia Tomasetti ha affermato di aver avuto dubbi sulla consulenza dell'avvocato Bazzani, che aveva avuto un ruolo attivo nella risoluzione e che venne interrotta anche perché era molto costosa, mentre le azioni successive a tutela di Banca Centrale, sono state dettate dalla necessità di opporsi, anche di fronte alle assicurazioni, al passaggio in giudicato di un procedimento che avrebbe potuto prevedere un risarcimento.
Il giudice Valentini si è riservato di ammettere le produzioni documentali depositate da alcune parti civili, compresi 'file' audio derivanti da altri procedimenti non ancora definiti, in cui sono coinvolti l'ex direttore del Cis Daniele Guidi, Marino Grandoni e Francesco Confuorti.