Logo San Marino RTV

Processo Ciavatta-Santi: rinviate le conclusioni. Sentiti il Segretario di Stato e la parte lesa

Si dovrà attendere il 19 febbraio per le conclusioni del procedimento che vede alla sbarra il Consigliere di Rete Emanuele Santi e l'attuale Segretario di Stato Roberto Ciavatta

2 feb 2021

30 maggio 2018: non un giorno qualsiasi a San Marino. E i protagonisti dell'udienza hanno voluto – ciascuno dal proprio punto di vista – restituire il contesto che portò ai fatti in Cassa di Risparmio. Roberto Ciavatta, sottoponendosi ad interrogatorio, ha ricordato di come venne a conoscenza delle voci circa il riconoscimento della tutela legale, di Carisp, al membro del CdA Andrea Rosa, per querelare Elena Tonnini. Era in corso uno sciopero generale e l'attuale Segretario alla Sanità si trovava sul Pianello; forti le tensioni in quel periodo: radicale polarizzazione politica, questione NPL.

Ciavatta ha anche parlato di “spese pazze”, all'epoca, in Cassa. Da qui la decisione di recarsi, insieme al collega Santi, presso la banca; non per impedire che Rosa procedesse con la querela – ha rimarcato –, bensì per evitare venissero utilizzati soldi dei contribuenti. I miei toni furono “fuori luogo”, ha detto, “ma non ricordo di avere fatto minacce”. Ciavatta ha anzi parlato di un “dialogo cordiale” con Rosa. Di altro tenore le dichiarazioni di quest'ultimo; che ha sottolineato i pesanti attacchi in una serata di Rete. Poi la decisione del CdA di garantirgli la tutela, la notizia che filtrò, l'ingresso in sede dei due esponenti di Rete. “Ce l'hanno con te”: questa – ha ricordato Rosa – la frase che gli dissero Presidente e Direttore. Nel successivo confronto con il CdA, secondo la parte lesa, fu inizialmente Emanuele Santi il più “irruento”; poi Ciavatta, che avrebbe preso a male parole i presenti. “Temevo si potesse passare alle mani”, ha continuato Rosa, che ha parlato di un “contesto di intimidazione”. A quel punto chiese a tutti di uscire, tranne che all'allora consigliere Vento e ai due imputati. Questi ultimi – ha aggiunto – insistettero per la rinuncia alla tutela legale; Rosa ha poi ricordato come tentò invano di spiegare che non si trattasse solo di una questione personale, ma di un'iniziativa a garanzia del buon nome dell'istituto.

“Se il problema sono io, mi tiro fuori"; però smettetela di dire che sono un criminale: dopo queste mie parole – ha detto oggi – gli animi si rasserenarono; “ma se non fossero venuti non avrei mai rinunciato”. Forte, in aula, l'attenzione sulle rispettive ricostruzioni; perché uno dei nodi del procedimento è appurare se quella di Rosa fu una scelta autonoma, o si configuri invece il reato di “violenza privata”. Il solo Ciavatta, poi, a seguito di frasi postate su Facebook, deve anche rispondere di “ingiuria”, nei confronti dell'ex consigliere Stefano Spadoni, ed “istigazione a delinquere” per un altro post. A questo riguardo il Segretario di Stato ha detto di aver utilizzato – nell'occasione - una “figura retorica”, poco dopo un intervento – in Consiglio Grande e Generale – nel quale chiedeva all'allora Maggioranza di aprirsi al dialogo. Sentita, in mattinata, anche l'addetta alla reception di Cassa di Risparmio all'epoca dei fatti. In teoria il processo si sarebbe dovuto concludere oggi; ma le Difese hanno chiesto di posticipare le conclusioni, visto un improvviso impedimento di una delle legali: da ieri in quarantena. Il Giudice Battaglino ha disposto allora un rinvio al 19 febbraio.


Riproduzione riservata ©