Anche Cassa di Risparmio di San Marino dovrà pagare le spese processuali del caso Asset: nelle motivazioni della sentenza di Cassazione che ha messo la parola fine, nel dicembre scorso, al procedimento giudiziario ribattezzato “Re Nero” emerge che il ricorso di Carisp è stato respinto dalla Suprema Corte e pertanto la banca, che assorbì Asset, dovrà accollarsi le spese della vicenda penale, così come gli imputati ai quali la condanna è stata confermata: l’ex presidente Stefano Ercolani, Cristian Cicchetti, il dipendente che aveva prelevato denaro in Italia per poi depositarlo in Asset, che venne pedinato e fermato, e per alcune imputazioni l'ex direttore Barbata Tabarrini.
Per il resto si era già sottolineato come il punto nodale del processo, l'aggravante della transnazionalità, fosse stato confermato e le motivazioni della Cassazione richiamano alla sentenza di primo grado nell'evidenziare le responsabilità di Asset, la strumentalità della banca forlivese BCR nella raccolta abusiva e l'esistenza di un sodalizio: una organizzazione seppur minima del gruppo, con figure di primo piano, oltre ad Ercolani anche l'ex direttore Barbara Tabarrini, per la quale la partita si riapre in appello per l'imputazione di riciclaggio, ed altre più defilate. Uno degli argomenti forti delle 46 pagine è il tema delle intercettazioni, andate come noto perse e diventate uno degli elementi comuni dei diversi ricorsi. Se la loro inutilizzabilità non ha determinato un generalizzato annullamento della sentenza impugnata è perché per alcuni profili, gli elementi di prova erano tali che andavano oltre a files registrati dichiarati inutilizzabili. Proprio per l'inutilizzabilità delle intercettazioni il legale di Ercolani, il prof Alessandro Diddi, (che aveva consigliato al suo assistito di costituirsi) aveva manifestato la volontà di portare il caso davanti alla Corte Europea dei diritti dell' Uomo.
Re Nero, anche Carisp dovrà pagare le spese di giustizia
Emerge dalle motivazioni della Cassazione, che ha respinto il ricorso
14 feb 2022
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