Il sostituto procuratore generale della Corte d'Appello di Bologna, Paolo Giovagnoli, ha chiesto al collegio di giudici presieduti da Orazio Pescatore la conferma delle condanne in primo grado, per i quattro finanzieri accusati di aver ricevuto soldi, cene o regali per 'addomesticare' una verifica fiscale alla Rimini Yacht: la società di Giulio Lolli, poi fallita, e al centro di varie vicende giudiziarie. I fatti risalgono al periodo tra l'autunno 2008 e il maggio 2009. In primo grado, nel dicembre del 2015, i tenenti colonello Massimiliano Parpiglia e Enzo Digiovanni erano stati condannati rispettivamente a 5 e 4 anni, mentre i marescialli Luigi Giannetti e Felice Curcio a 3 anni. I quattro sono accusati di corruzione e collusione. Giovagnoli ha chiesto di confermare anche la condanna a 3 anni per il commercialista Giorgio Baruffa, che risponde solo di bancarotta. Secondo l'accusa, sotto la direzione di Lolli e dell'ex generale della Gdf Angelo Cardile (che si uccise durante una perquisizione), Parpiglia, Digiovanni e i marescialli Giannetti e Curcio, in concorso con il commercialista, per ammorbidire la verifica accettarono la promessa di ricevere tra i 200mila e i 300mila euro e ne ricevettero poi almeno 100mila, più cene in locali di pregio e un orologio Cartier da 7.300 euro, trovato in possesso di Parpiglia. Per le stesse accuse Lolli, attualmente detenuto nel carcere di Tripoli per terrorismo dopo essersi reso irreperibile per un lungo periodo, patteggiò una pena di quattro anni e quattro mesi.
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