Logo San Marino RTV

Tribunale: tutti assolti gli imputati nel processo che vedeva come parte lesa Marlù

L'accusa era "usurpazione di beni immateriali". Per l'azienda fondata dalle sorelle Fabbri la partita, però, non è conclusa. “Siamo certi che in sede civile vedremo accolte le nostre ragioni”

5 mar 2024

Cartina tornasole di un'attività di successo, la possibilità di essere imitati. E la notorietà del Gruppo sammarinese Marlù è oggettiva, trattandosi di una delle realtà più dinamiche ed apprezzate nel settore accessori moda. Da qui l'interesse per il processo conclusosi oggi. Fra gli imputati 3 ex collaboratori dell'azienda fondata dalle sorelle Fabbri; confluiti successivamente in una nuova ditta – la Jewit srl, anch'essa rinviata a giudizio -, ed accusati di “usurpazione di beni immateriali”. E ciò commissionando i medesimi monili ai medesimi fornitori, e ricorrendo a strategie commerciali speculari; ha ribadito nelle conclusioni il team legale di Parte Civile. Un “impianto fraudolento” - è stato aggiunto - riconosciuto dallo stesso Giudice Inquirente.

Rivelatasi decisiva però la consulenza tecnica d'ufficio, nella quale è stata in realtà esclusa la contraffazione. Perizia “assolutamente parziale”, hanno obiettato gli avvocati della parte lesa; poiché sarebbe stato analizzato un numero limitato di modelli. Critiche anche nel merito. Inaccoglibile – tuttavia, ad avviso della Procura del Fisco - un supplemento di istruttoria; richiesta peraltro ritenuta tardiva. E soprattutto è stato osservato – anche dalle stesse Difese – come le questioni in oggetto possano avere piuttosto rilevanza civilistica, anziché penale; eventualmente un caso di concorrenza sleale. Assoluzione per insussistenza del fatto: questa, infine, la sentenza del Giudice Vico Valentini. Che ha disposto il proscioglimento anche degli altri due imputati: negozianti di Città, accusati di aver collocato in espositori Marlù – trattandosi di ex rivenditori - prodotti confondibili, ed aver fornito rassicurazioni ritenute ingannevoli alla clientela.

Nel primo caso non è stato provato il dolo; nell'altro assoluzione per non aver commesso il fatto. Sin dall'inizio, del resto, avevano negato ogni addebito. Sorpresi i vertici Marlù per l'esito del processo; i legali ritengono esservi stata infatti una sottrazione in blocco del know-how aziendale. Ma “resta ferma la nostra piena fiducia nella giustizia”, sottolinea in una nota la responsabile della Corporate governance Marta Fabbri; “siamo certi – scrive - che in sede civile vedremo accolte le nostre ragioni”.





Riproduzione riservata ©