Regia e animazione a quattro mani di Burani-Gheller con un corto in concorso a Venezia che ha richiesto 7 anni di lavorazione. Tecnica d'origine: passo uno in stop motion da opera d'arte artigianale testimoniati dal backstage realizzato a Bologna. Vere e proprie sculture modellate in creature d'argilla tratte dalla plastilina e trattate come “carne umana” - scrivono gli autori. Le fasi successive hanno previsto integrazioni digitali con figure d'attore connesse all'ambientazione, in live action. La poetica del rifiuto e dell'emarginazione sociale (una creatura rinnegata) della storia si sposa con l'estetica dai colori ocra, rosso mattone, e il giallastro dei portici bolognesi e delle vecchie botteghe del centro storico. Tutto conduce al luogo dove il regista Matteo Burani crea e vive: un atelier-laboratorio alla Frankenstein.