“Una tragedia del dopo” che Pasolini scrisse dopo aver tradotto le tre parti dell'Orestea di Eschilo. Lo scrittore friulano nato a Bologna e Morto a Roma pensò di aggiungere negli anni 60 un suo quarto capitolo (una sorta di IV parte degli Atridi) sulla profezia di PILADE amico di ORESTE tornato ad ARGO. Senza le lezioni della storia la città (Polis) sprofonda nel potere cieco. La dittatura della Ragione imposta dall'amico servo di Atena e del 'progresso' soffocano la rivoluzione possibile non resta che l'esilio. Democrazia e capitalismo non risultano compatibili bisticciano con l'etica (e con la morale) disgregando la temporaneità del mito. Fine di un era e senso del fallimento nella riscrittura di Giorgina Pi e Massimo fusillo (che parlano di autobiografia pasoliniana) lavoro ambientato in un rave di fine 900 dentro un parcheggio tra pneumatici e fiori con un “coro” di immigrati e sottoproletari sfruttati.