Da tempo sembrava sparito dai radar; ma per un periodo Mohammed Ali Turki fu al centro del dibattito a San Marino, per il suo interessamento a Banca CIS e alla realizzazione di un ambizioso masterplan. Nulla di ciò avvenne; ed è ormai nota a tutti la triste parabola dell'istituto di credito. Il processo prenderebbe spunto proprio dalle operazioni legate alla vicenda del ventilato acquisto, della banca, da parte del saudita. Stando alla tesi accusatoria Turki sarebbe stato raggirato dall'egiziano Mohammed Ali Ashraf, altro nome noto sul Titano; che millantando rapporti, e solidità finanziaria, lo avrebbe indotto a pagare una polizza da 1.150.000 euro, prospettandogli l'ottenimento di un grosso finanziamento. Che non sarebbe invece arrivato, nonostante il versamento della somma: 1 milione ad un broker assicurativo e 150.000 euro al riminese Flavio Pelliccioni. Quest'ultimo è dunque alla sbarra insieme ad Ashraf; mentre si è discusso non poco – in mattinata – sulla costituzione parte civile di Turki, poi ammessa dal Giudice Belluzzi. Le Difese si erano infatti opposte, sostenendo come dagli atti non risultasse alcuna riconducibilità fra la società che stipulò i contratti e il saudita. Ma nei fatti ne era il legale rappresentante, ha obiettato l'avvocato di Turki; che ha poi parlato – forse inaspettatamente – di indagini sostanzialmente inesistenti, chiedendo la remissione in istruttoria. Le Difese hanno allora preso spunto da queste parole per definire già “morto” il processo; invocata poi la nullità del capo d'accusa, così come l'intervenuta prescrizione processuale e il difetto di giurisdizione: le condotte, è stato detto, sono avvenute fuori da San Marino. Il legale di Turki ha però ribattuto sostenendo come la corresponsione della somma fosse venuta da Banca CIS. Eccezioni sulle quali il Giudice si è riservato di decidere, fissando la prossima udienza. Processo che sembra comunque partire in salita; anche per la necessità di tradurre la contrattualistica, come sottolineato dal Procuratore del Fisco.