Sull'occupazione, l'Italia non riesce a tenere il passo con gli altri paesi dell'Eurozona.
E' quanto emerge dall'ultimo bollettino economico della Bce, secondo cui se la ripresa dell'Eurozona ha portato a una crescita generalizzata degli occupati in tutta l'area, in particolare in Germania e in Spagna, in Italia "l'occupazione complessiva è rimasta pressoché invariata, in controtendenza rispetto all'insieme dell'area dell'euro e alle sue economie più piccole".
Il confronto appare sfavorevole rispetto a tutte le economie dell'Eurozona colpite dalla crisi del debito: non solo Spagna (che è il Paese dell'Eurozona che dal secondo trimestre 2013 ha segnato il maggior aumento degli occupati, con 724 mila addetti in più, mentre in Italia la cifra è inferiore di quasi sei volte: 127 mila occupati in più nello stesso periodo), ma anche Portogallo, Irlanda e persino Grecia, dove si è verificato invece un aumento dell'occupazione "marcato".
Non solo. L'aumento degli occupati in Italia, "più modesto" che in altri Paesi europei, "è dipeso per il 63% da posizioni a tempo parziale". In Italia, così come in Grecia, "la quota di contratti a tempo determinato sui nuovi posti di lavoro è superiore alla media dell'area".
Citando l'esempio della Penisola, la Bce mette inoltre in guardia dalle "crescenti discrepanze" che con la flessibilità Ue si sta creando fra i requisiti di aggiustamento strutturale previsti dal Patto di Stabilità e di crescita e quelli previsti dalla regola del debito, con la Commissione che prevede significative deviazioni dai requisiti di tale regola per Belgio e Italia.
"La clausola sulle riforme strutturali e sugli investimenti, introdotta dalla Commissione in gennaio 2015, può ridurre in misura sostanziale i requisiti di aggiustamento strutturale anche per i paesi che non hanno raggiunto il rispettivo Obiettivo di medio termine e che presentano un rapporto debito pubblico-Pil molto elevato. Ad esempio - dice la Bce nel suo bollettino economico - nella primavera del 2015 all'Italia è stata concessa un`attenuazione del requisito di aggiustamento per il 2016 tramite l`applicazione della clausola sulle riforme strutturali".
italiaoggi.it
E' quanto emerge dall'ultimo bollettino economico della Bce, secondo cui se la ripresa dell'Eurozona ha portato a una crescita generalizzata degli occupati in tutta l'area, in particolare in Germania e in Spagna, in Italia "l'occupazione complessiva è rimasta pressoché invariata, in controtendenza rispetto all'insieme dell'area dell'euro e alle sue economie più piccole".
Il confronto appare sfavorevole rispetto a tutte le economie dell'Eurozona colpite dalla crisi del debito: non solo Spagna (che è il Paese dell'Eurozona che dal secondo trimestre 2013 ha segnato il maggior aumento degli occupati, con 724 mila addetti in più, mentre in Italia la cifra è inferiore di quasi sei volte: 127 mila occupati in più nello stesso periodo), ma anche Portogallo, Irlanda e persino Grecia, dove si è verificato invece un aumento dell'occupazione "marcato".
Non solo. L'aumento degli occupati in Italia, "più modesto" che in altri Paesi europei, "è dipeso per il 63% da posizioni a tempo parziale". In Italia, così come in Grecia, "la quota di contratti a tempo determinato sui nuovi posti di lavoro è superiore alla media dell'area".
Citando l'esempio della Penisola, la Bce mette inoltre in guardia dalle "crescenti discrepanze" che con la flessibilità Ue si sta creando fra i requisiti di aggiustamento strutturale previsti dal Patto di Stabilità e di crescita e quelli previsti dalla regola del debito, con la Commissione che prevede significative deviazioni dai requisiti di tale regola per Belgio e Italia.
"La clausola sulle riforme strutturali e sugli investimenti, introdotta dalla Commissione in gennaio 2015, può ridurre in misura sostanziale i requisiti di aggiustamento strutturale anche per i paesi che non hanno raggiunto il rispettivo Obiettivo di medio termine e che presentano un rapporto debito pubblico-Pil molto elevato. Ad esempio - dice la Bce nel suo bollettino economico - nella primavera del 2015 all'Italia è stata concessa un`attenuazione del requisito di aggiustamento per il 2016 tramite l`applicazione della clausola sulle riforme strutturali".
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