"Pretendiamo che siano tutti a dare un contributo, non solo le imprese e i cittadini che lavorano nel privato, finora gli unici a pagare il conto della crisi economica". Perentoria l'Anis nell'invito al Governo a ridurre la spesa corrente, quantificando: insufficienti i 10 punti percentuali in tre anni, chiede "almeno il 30% in cinque anni". Per Anis anche contraddizioni nella legge di bilancio: alcuni interventi prospettati "appaiono in evidente contrasto - osserva - con gli incentivi allo sviluppo introdotti anche di recente". Da un lato infatti "si attirano investitori grazie a una fiscalità competitiva", ma poi "si mettono patrimoniale, minimum tax, aliquote più alte ai redditi più elevati, ancora, raddoppio dell'imposta di registro sull'acquisto degli immobili e perfino il rimpatrio dei capitali". Dito puntato, poi, contro "l'ipotesi di eliminare la deducibilità fino a 4 mila euro per la pensione integrativa con grave danno per chi ha fatto un progetto per il futuro, ma anche per lo sviluppo del settore assicurativo". Queste azioni, "pur portando qualche risorsa in più, deprimerebbero l'economia". Torna così a sollecitare il suo cavallo di battaglia: "l'introduzione di un sistema Iva (progetto fermo al palo dal 2015) che, torna a dire Anis, avrebbe permesso un importante ed equo gettito fiscale e semplificato l'operatività delle imprese".
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