Obiettivo: approfondire gli aspetti tecnici legati al carico fiscale per i frontalieri e fare la necessaria chiarezza. Dati alla mano, quelli scaturiti dallo studio ad hoc illustrato a Dogana il 20 ottobre scorso, il Coordinamento Frontalieri su richiesta dei propri associati compie un excursus che ripercorre le varie tappe partendo dagli albori, quando cioè di tasse all’Italia proprio non se ne pagavano, fino alla doppia imposizione fiscale; dall’introduzione della franchigia fino all’art. 56 della Finanziaria sammarinese, ovvero l’abolizione delle detrazioni per le spese di produzione reddito relative ai lavoratori italiani occupati sul Titano. Distribuite durante la serata anche alcune tabelle esplicative, per meglio analizzare gli effetti di un tale provvedimento sulle buste paga. Se si prende come riferimento la franchigia di 8000 euro, l’introduzione dell’art. 56 produce un aggravio fiscale di circa 700 euro netti all’anno. Con la riduzione da 8000 a 6.700 euro della franchigia, il carico fiscale medio sale di ulteriori 200-300 euro, per un totale di circa 1000 euro annuali. Se, invece, la franchigia venisse definitivamente abolita, si toccherebbe quasi quota 3000 euro. Una questione spinosa nella sua totalità, che anche ieri è stata al centro di un confronto in Parlamento a Roma. Tra le priorità del Coordinamento, di qui a breve, la ripresa del dialogo con la politica sammarinese attraverso un incontro con i nuovi Segretari di Stato agli Esteri e alle Finanze. Vogliono saperne di più in particolare sui tempi di approvazione della riforma tributaria e se saranno messi in campo ulteriori meccanismi di detrazione fiscale: una soluzione per la categoria – dicono – potrebbe essere quella di inserire nella SMaC una percentuale delle trattenute applicate in busta paga.
Silvia Pelliccioni
Silvia Pelliccioni
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