Giovedì è stata una giornata intensa di lavori per il direttivo della Federazione lavoratori Industria della CSU. La nuova piattaforma contrattuale e le possibili iniziative a sostegno dei frontalieri gli argomenti all’ordine del giorno. Nel pomeriggio anche una nuova riunione del comitato che tutela i lavoratori forensi. Un contratto che scade a dicembre, quello di circa 8000 lavoratori del settore industria ed artigianato. I contenuti e le proposte per il rinnovo non potranno ignorare questioni stringenti la cui risoluzione diventa a questo punto improrogabile: la lotta alla precarietà, l’allargamento delle tutele ai lavoratori atipici e l’avvio di una stagione di rinnovati diritti per l’intero mercato occupazionale. C’è poi il nodo più importante da sciogliere, quello dei lavoratori frontalieri, che rappresentano una fetta consistente degli impiegati nel settore. Ben 2890 su 6400 nell’industria manifatturiera, 800 su 1800 nelle attività di servizio che applicano lo stesso contratto dell’industria. La metà, 360, sul totale dei 700 artigiani della Repubblica. Per i lavoratori forensi Il direttivo della FLI-CSU ribadisce le sue richieste, note ormai da tempo: eliminare la doppia imposizione dalla finanziaria italiana e approvare, in tempi certi e brevi, la legge ordinaria stabilita dalla convenzione del 2002; l’obiettivo è arrivare ad abbattimenti del reddito ben più significativi, la proposta è di 15000 euro in luogo degli 8000 attualmente previsti. Riconsiderare inoltre gli accordi contenuti in un’altra Convenzione firmata con l’Italia, quella del 1974, in materia di Sicurezza sociale. La quota capitaria di 200 euro mensili che le casse dell’ISS versano allo stato italiano è diventata, alla luce dell’effettiva applicazione della doppia imposizione, un’anomalia ingiustificata e non prevista in nessun altro rapporto tra l’Italia e altri paesi confinanti. Trattamento fiscale: la CSU chiede con determinazione di eliminare la doppia tassazione dalla legge finanziaria italiana e di approvare in tempi brevi e certi (così come stabilito nel memorandum allegato alla Convenzione tra la Repubblica di San Marino e la Repubblica italiana sottoscritta nel marzo 2002), una legge ordinaria, prevedendo abbattimenti del reddito più significativi degli 8mila euro attualmente previsti (si propongono 15mila euro). In relazione alle prestazioni previdenziali e sanitarie a favore dei lavoratori frontalieri, previste dalla Convenzione di Sicurezza Sociale tra l’Italia e San Marino del 1974, prestazioni che comportano un esborso dalle casse delll’ISS di circa 200 euro mensili per ogni lavoratore frontaliero occupato in San Marino, e considerato che dal 2003 è stata imposta dallo Stato italiano la doppia tassazione del reddito percepito a San Marino e definitivamente tassato in Italia, si ritengono abrogate le disposizioni del par. 1 dell’art. 30 dell’accordo convenzionale sopra menzionato, in quanto il rimborso sanitario si è trasformato in un’anomalia assolutamente ingiustificata e non prevista in nessun altro rapporto tra l’Italia e altri paesi confinanti. Pertanto, si propone di non versare più tale quota capitaria allo stato Italiano a decorrere dal 1° gennaio 2003. La CSU propone di utilizzare la somma, o parte di essa, a favore dei lavoratori frontalieri, per alleviare il peso della pressione fiscale, adottata dal Governo italiano nei confronti dei suoi cittadini occupati in San Marino.
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