“E' una delle tante operazioni di potere o si creerà davvero valore aggiunto per il Paese?”. Questo uno degli interrogativi che – dopo la nota diffusa ieri dai CdA di Carisp e BSM - si pone la CSU, in merito all'ipotesi di integrazione – o fusione che dir si voglia – fra i due Istituti. “Crediamo – afferma il sindacato – che prima di eseguire pedissequamente gli ordini del Fondo Monetario e di Banca Centrale, il Governo debba dimostrare che le operazioni avviate portino ricadute positive per il Paese”. Molte le perplessità della Centrale sul progetto, a partire dalla constatazione che – qualora fosse realizzato – si verificherebbe una concentrazione delle leve del “potere finanziario in pochissime mani”. L'utilizzo di un unico advisor – la KPMG – è definito preoccupante; ma soprattutto la CSU si interroga sulla “collocazione del nuovo soggetto bancario”: “sarà un soggetto di diritto privato – ci si chiede in un comunicato – o si concretizzerà di fatto la nazionalizzazione di un'altra banca, scaricando i costi sulla collettività?”. Il sospetto – poi – è che le radici territoriali e sociali delle due realtà verrebbero “sacrificate – si afferma - sull'altare dell'internazionalizzazione”. Il sindacato sostiene anche di non aver notizie certe riguardo alla questione degli NPL, e a quella dei crediti di imposta. Il timore è che vengano trasformati in titoli del debito pubblico. Eventualità inaccettabile, per la CSU, senza che prima siano attivate azioni credibili contro i debitori, e di responsabilità nei confronti di chi ha contribuito a generare i crediti non performanti. Si invoca inoltre massima chiarezza sulle transazioni “a saldo e stralcio”, che secondo la Centrale Sindacale avrebbero contribuito in larghissima parte a generare il credito d'imposta. L'auspicio allora è fare chiarezza, sulla reale situazione del sistema bancario, grazie alle risultanze dell'AQR. Vi è poi il rischio che la riduzione dei soggetti bancari, abbia ripercussioni retributive ed occupazionali significative, per gli operatori del settore. Da qui la richiesta di un confronto “reale e trasparente” sulle prospettive del sistema finanziario. “Non è accettabile – conclude il sindacato – che le soluzioni prospettate siano già state decise da mesi, caldeggiate e predisposte da pochi soggetti nelle segrete stanze governative o di BCSM”. Infine un ammonimento: “se non ci saranno risposte chiare ed esaurienti, per la CSU la strada è già tracciata”.
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