La questione è piuttosto complicata. E’ quasi sicuro tuttavia che dal nuovo anno i frontalieri pagheranno qualcosa in più di tasse; per il quantum sarà necessario analizzare le singole buste paga. L’allarme, la CSU, l’aveva lanciato al termine dell’ultimo incontro con l’Esecutivo sulla Finanziaria. “Il Governo – era stato detto – aumenterà l’imponibile, nella tassazione dei lavoratori provenienti da oltreconfine, negando il recupero del fiscal drag: ovvero la detrazione della cifra dovuta all’inflazione. In sostanza si vogliono aumentare le tasse”. “Nessuno scandalo – risponde il segretario della Dc Marco Gatti – fino ad oggi tutte le buste paga, frontalieri inclusi, usufruivano di una deduzione soggettiva d’imposta che in ogni altro Paese è legata alla residenza fiscale. Da quest’anno abbiamo semplicemente deciso di tornare alla normalità. E’ vero, l’imponibile netto salirà leggermente a San Marino; ma ciò che i frontalieri pagheranno di più, in Repubblica, lo recupereranno poi nella fiscalità italiana”. Affermazione contestata, però, dalla CSU. Perché in base a quanto stabilito dalla Finanziaria italiana, dello scorso anno, il credito d’imposta non corrisponde più al 75%, di quanto pagato a San Marino; ora è legato all’incidenza percentuale degli 8.000 euro di franchigia sul reddito. Per intenderci, se consideriamo un salario di 25.000 euro; siamo al 30%. In questo caso sarebbe conteggiato solo un terzo del fiscal drag. “Ma non finisce qui - continua la CSU - è stata paventata una retroattività di questa disposizione; si parla di 3 anni”. Secca, a questo proposito, la smentita di Marco Gatti: “la norma avrà effetto dal primo gennaio del nuovo anno”.
Gianmarco Morosini
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