"Una contestazione assolutamente infondata". Così gli amministratori di Punto Shop definiscono la vicenda che li vede coinvolti dopo le obiezioni della Guardia di finanza e l’accusa di esterovestizione. L’azienda ricorda di operare a San Marino, in uno stabilimento di oltre 2 mila metri quadri e di avere numerosi dipendenti e collaboratori, arrivati in alcuni momenti fino a 140. "La contestazione – afferma in una nota – si basa sul presupposto che i fatturati venissero realizzati quasi esclusivamente nei confronti di clienti italiani. Ovvio che questo succeda – dichiara la Punto Shop evidenziando le cifre di mercato: 60 milioni di potenziali clienti contro i 30 mila sammarinesi. Del resto – aggiunge – ci sono anche norme di giurisprudenza e affermazioni della stessa Agenzia delle Entrate che di fatto dicono altra cosa". La Punto Shop contesta fortemente anche le affermazioni circa il rapporto con la società riminese a cui venivano venduti i prodotti importati , ricordando di essere la titolare esclusiva del rapporto di importazione con le aziende asiatiche. "La cessione poi – aggiunge – è sempre avvenuta con margini di ricarico inferiori al 20 per cento, così come praticato per altri rivenditori italiani". Sono preoccupati gli amministratori della società, sia per gli effetti negativi che tutto questo può avere in un momento già difficile per le congiunture economiche mondiali, segnate da una forte crisi, e sia per il rischio che si possa compromettere il gravoso sforzo che si sta compiendo per salvaguardare l’azienda e i 70 dipendenti a tutt’oggi impiegati nella nuova realtà produttiva, sorta dopo l’apertura della procedura di moratoria che ha interessato la vecchia società
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