Elevare, da 8000 a 12000 euro, la quota esente dall'irpef per i frontalieri e scriverlo a chiare lettere in un articolo della prossima legge finanziaria. I sindacati confederali italiani hanno deciso di perseguire insieme questa linea d'azione. Dunque, una strategia marcatamente unitaria, che in passato, in realtà non c'era mai stata. Giorgio Felici della Cdls, esprime soddisfazione: "Un chiarimento politico - commenta - necessario". "Condividiamo e caldeggiamo - dichiara Gilberto Piermattei della Csdl - che sottolinea come sia significativo il fatto che la questione frontalieri sia ora nell'agenda delle strutture nazionali di Cgil, Cisl e Uil". Si profila, dunque, all'orrizzonte un fronte comune con Csdl e Cdls. Un fronte che agirà, in contemporanea, verso i governi italiano e sammarinese. Sul versante interno, l'esecutivo del Titano, nell'incontro dei giorni scorsi, è stato sollecitato dalla Csu ad inserire la questione frontalieri nella trattativa con Roma. Senza dimenticare che per quel che riguarda i diritti, San Marino qualche passo in avanti l'ha fatto. Saranno 490 i frontalieri assunti a tempo indeterminato a fine 2006, grazie alla stabilizzazione dei 10 anni, introdotta dal contratto industria. Cgil, Cisl e Uil, intanto, chiederanno l'elevazione della franchigia fiscale per i frontalieri, in incontri con il ministro Visco ed anche con i gruppi e le commissioni parlamentari di Camera e Senato. Csdl e Cdls, faranno richieste analoghe, ai parlamentari del riminese e del pesarese. Sullo sfondo, la convenzione italo-sammarinese del 2002, sulle doppie imposizioni. Tanti problemi si risolverebbero con la ratifica da parte dell'italia. Ma Roma, finora, ha sempre nicchiato, a prescindere dal colore dei governi che si sono succeduti. E non è mai stata data alcuna spiegazione ufficiale.
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