Il no perentorio dell'Ente Cassa all'aggregazione fra BSM e Carisp sta già producendo i suoi effetti. “Da ieri – dice Pino Guidi - la società KPMG ha interrotto il rapporto con la Banca di San Marino”.
Sono ore di incontri e all'indomani dell'Assemblea, il Presidente di BSM Fausto Mularoni preferisce non commentare. “Sono convinto – dice – che il presidente di una banca meno parla, meglio è”. Principio che vale ancor più oggi, in attesa del confronto con tutti gli organismi interni. Mularoni assicura massima apertura: “ho sempre incontrato tutti – dice - senza distinzioni fra le posizioni. La cosa principale è non interrompere i rapporti umani”. Impossibile scucirgli di più.
Il momento è quantomai delicato con l'Ente che ha spostato il tiro sulla governance richiedendo le dimissioni del Consiglio Direttivo. La sfiducia è totale. “Vediamo se capiscono che sono stati sconfitti e non più rappresentativi. Abbiamo avuto una maggioranza del 78%” – rimarca Pino Guidi - che ricorda che il comitato “No-fusione” è ancora attivo. Se l'aggregazione è stata bocciata senza appello, c'è disponibilità a ragionare su sinergie di sistema. “Sono possibili gestioni in comune con banche sane del territorio – spiega Guidi - ma serve il confronto con Banca Centrale, CCR, Segreteria Finanze, un parlamento che smetta di litigare e che sollevi le sorti economiche del paese. Non siamo smarriti – chiarisce - le idee le abbiamo”.
Se da una parte occorre ridefinire i rapporti interni a Banca di San Marino, dall'altra serve anche un piano per Cassa di Risparmio. Per la maggioranza una cosa è certa: la banca dello Stato ha bisogno di risorse e c'è chi propone di finanziarla subito. In mancanza di riserve liquide, emettendo Bond. Sul tavolo, poi, riduzione di spese e filiali, nuovi servizi, ristrutturazione della gestione. Tradotto: un nuovo management o il rafforzamento di quello attuale. Tutto comunque sarà in funzione del nuovo piano industriale.
Tornando allo stop sulla fusione, il Segretario alle Finanze prende atto della decisione “con dispiacere, perché – dice Eva Guidi - credevamo nell'avvio di questo percorso. Nell'ipotesi di fusione – precisa - pensavamo ad una Cassa di Risparmio ricapitalizzata”. L'operazione sarebbe stata quindi fatta con una banca dello Stato risanata, con l'obiettivo “di creare un'impresa bancaria con maggiore peso e dimensioni, e quindi più forza per fare fronte alle sfide future una volta firmato il memorandum con Bankitalia”. Anche se il no è perentorio, il governo spera si possa riparlarne. In ogni caso Cassa deve passare per un percorso di ricapitalizzazione che lo Stato “ha in animo di fare in tempi brevi”. Sulla posizione dell'Ente si esprime anche il Partito Socialista che valuta positivamente la massiccia partecipazione di ieri. “A conferma – scrive – che i sammarinesi sono sempre e comunque disponibili a dare il proprio contributo. A condizione, però, che vi sia un clima di condivisione, confronto e rispetto. Parole – conclude – sparite dal vocabolario della politica di questo ultimo periodo” .
MF
Sono ore di incontri e all'indomani dell'Assemblea, il Presidente di BSM Fausto Mularoni preferisce non commentare. “Sono convinto – dice – che il presidente di una banca meno parla, meglio è”. Principio che vale ancor più oggi, in attesa del confronto con tutti gli organismi interni. Mularoni assicura massima apertura: “ho sempre incontrato tutti – dice - senza distinzioni fra le posizioni. La cosa principale è non interrompere i rapporti umani”. Impossibile scucirgli di più.
Il momento è quantomai delicato con l'Ente che ha spostato il tiro sulla governance richiedendo le dimissioni del Consiglio Direttivo. La sfiducia è totale. “Vediamo se capiscono che sono stati sconfitti e non più rappresentativi. Abbiamo avuto una maggioranza del 78%” – rimarca Pino Guidi - che ricorda che il comitato “No-fusione” è ancora attivo. Se l'aggregazione è stata bocciata senza appello, c'è disponibilità a ragionare su sinergie di sistema. “Sono possibili gestioni in comune con banche sane del territorio – spiega Guidi - ma serve il confronto con Banca Centrale, CCR, Segreteria Finanze, un parlamento che smetta di litigare e che sollevi le sorti economiche del paese. Non siamo smarriti – chiarisce - le idee le abbiamo”.
Se da una parte occorre ridefinire i rapporti interni a Banca di San Marino, dall'altra serve anche un piano per Cassa di Risparmio. Per la maggioranza una cosa è certa: la banca dello Stato ha bisogno di risorse e c'è chi propone di finanziarla subito. In mancanza di riserve liquide, emettendo Bond. Sul tavolo, poi, riduzione di spese e filiali, nuovi servizi, ristrutturazione della gestione. Tradotto: un nuovo management o il rafforzamento di quello attuale. Tutto comunque sarà in funzione del nuovo piano industriale.
Tornando allo stop sulla fusione, il Segretario alle Finanze prende atto della decisione “con dispiacere, perché – dice Eva Guidi - credevamo nell'avvio di questo percorso. Nell'ipotesi di fusione – precisa - pensavamo ad una Cassa di Risparmio ricapitalizzata”. L'operazione sarebbe stata quindi fatta con una banca dello Stato risanata, con l'obiettivo “di creare un'impresa bancaria con maggiore peso e dimensioni, e quindi più forza per fare fronte alle sfide future una volta firmato il memorandum con Bankitalia”. Anche se il no è perentorio, il governo spera si possa riparlarne. In ogni caso Cassa deve passare per un percorso di ricapitalizzazione che lo Stato “ha in animo di fare in tempi brevi”. Sulla posizione dell'Ente si esprime anche il Partito Socialista che valuta positivamente la massiccia partecipazione di ieri. “A conferma – scrive – che i sammarinesi sono sempre e comunque disponibili a dare il proprio contributo. A condizione, però, che vi sia un clima di condivisione, confronto e rispetto. Parole – conclude – sparite dal vocabolario della politica di questo ultimo periodo” .
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