L'obiettivo era quello di sondare problematiche e principali criticità in un anno – il 2020 - segnato dalla pandemia. Al questionario dell'Anis hanno risposto ben 120 imprese associate, numero che permette, in attesa dei bilanci, di valutare l’impatto potenziale della pandemia sulla salute finanziaria delle imprese. Toccati temi come incassi e pagamenti, accesso alla cassa integrazione, ricadute su ricavi e produzione. Il 47,08% dichiara in media il 30% di calo dei guadagni su base annua mentre un 7% riferisce una contrazione di oltre il 70%. Solo il 18,33% annuncia una crescita di almeno il 10%.
A fronte del brusco calo dei fatturati nel primo e secondo trimestre, le aziende hanno reagito ricorrendo allo strumento della cassa integrazione. Ad utilizzarla per la totalità o comunque la maggioranza dei dipendenti, il 52,9% delle imprese. Solo il 18,18% degli intervistati dice di non averne fatto ricorso. Nel terzo trimestre si assiste ad un'inversione di tendenza, dovuta ad una generale ripresa: lo prova il fatto che il 52,5% degli intervistati non l'ha utilizzata. Trend confermato anche nel quarto trimestre dove però si registrano, fronte ricavi, contrazioni in quasi tutti i settori, tranne nell'alimentare e nel campo dei prodotti chimici e farmaceutici. L’impatto della pandemia ha mostrato i suoi effetti negativi soprattutto su abbigliamento e servizi, con particolare riferimento a trasporti e turismo.
In sintesi, pur con evidenti differenze, il comparto nel complesso pare reggere all’avvento della crisi nel 2020, pur con importanti contrazioni dei flussi di cassa. I dati sono stati presentati ieri da Anis a politica, categorie e sindacati in vista di scelte future. "La simulazione – spiega William Vagnini - ci fa capire gli effetti che avremo in questi primi mesi del 2021 dove ancora non si vede la luce in fondo al tunnel”. La sua conclusione è quasi un invito: “abbiamo condiviso questi dati per ragionare insieme sugli interventi necessari a sostenere il sistema economico”.