Abbandonati dalla politica e spaventati dal futuro. E’ così che si sente la maggior parte degli imprenditori sammarinesi. Un disagio sempre più diffuso. I provvedimenti del Governo italiano, licenziati allo scopo di regolarizzare le transazioni tra i due Paesi, hanno avuto e hanno tuttora come principale conseguenza quella di gettare letteralmente nel panico i titolari di aziende sul territorio sammarinese. Se da una parte il decreto incentivi ha penalizzato soprattutto le piccole imprese, dall’altra a colpire maggiormente le grandi realtà industriali è il processo che impone la trasformazione delle società da anonime a società per azioni, così da poter continuare a trattare con l’Italia, pena la costante presenza della Guardia di Finanza sulla porta di chi intrattiene relazioni con San Marino. I contraccolpi psicologici sono pesanti. Il passaggio, avviato in tutta fretta, viene vissuto dall’impresa sammarinese in maniera angosciante, arrivata ormai al punto di accettare tutto o quasi per poter sopravvivere. Per molti industriali “è come dover cambiare il proprio cognome da un giorno all’altro”, con ciò che ne consegue. Confusione, quindi, e timori. E’ proprio l’incertezza del futuro a farla da padrone: “anche se tutte le disposizioni che giungono dall’Italia venissero eseguite alla lettera, la situazione resta sospesa; ciò che si percepisce – dicono gli imprenditori – è la totale mancanza di un progetto a lungo termine”. Alla politica chiedono perciò maggiore considerazione e sensibilità: una azienda sana si misura non solo dalla quadratura dei conti ma anche nella sua componente psicologica. Spesso coloro che si rivolgono alla Camera di Commercio per ricevere indicazioni su come interagire con la controparte italiana, hanno più bisogno di essere ascoltati che di informazioni.
Silvia Pelliccioni
Silvia Pelliccioni
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