Per un giudizio attendibile occorrerà attendere ancora, su questo non c'è dubbio. Ma chi prevedeva, nell'immediato, scenari catastrofici per il Regno Unito, a seguito della Brexit, dovrà ricredersi. Non solo la Borsa di Londra, in questi mesi, ha tenuto senza grossi problemi; ora anche i numeri dell'economia reale – quelli relativi al manifatturiero e ai servizi - parlano chiaro. L'indice Pmi composito – riferisce l'agenzia Bloomberg – ha segnato un aumento record ad agosto, salendo a 52,9 punti: si tratta dell'aumento mensile più forte mai registrato dall'inizio delle rilevazioni, circa venti anni fa. Per le piccole e medie imprese britanniche, insomma, l'addio a Bruxelles, fino ad ora, non ha portato che benefici. Tutt'altra situazione nell'area euro, dove lo stesso indice PMI composito – nel mese appena trascorso – è sceso ai minimi da un anno e mezzo a questa parte. Un calo dovuto, secondo gli esperti, al rallentamento del settore privato tedesco. Quella Germania dove il sentimento euroscettico sta crescendo in modo impetuoso. I dati definitivi delle regionali in Meclemburgo hanno confermano oggi l'exploit di Alternative fur Deutschland, che ha superato di quasi due punti percentuali la CDU di Angela Merkel. Frauke Petry, leader della formazione di destra sovranista ed identitaria, ha già fatto sapere che per le elezioni politiche punterà sulla crisi dell'euro e sull'emergenza migranti. Due tematiche che stanno facendo tremare i vertici dell'UE, anche perché fra meno di un mese l’Ungheria andrà alle urne per dire sì o no alla ripartizione di quote di profughi decisa dall’Europa e si profila un risultato plebiscitario contro Bruxelles. Lo stesso giorno, il 2 ottobre, gli austriaci ripeteranno il ballottaggio presidenziale; elevate le chances di vittoria di Norbert Hofer. Per l'Unione si prospettano mesi molto difficili
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