La manovra riduce il limite per la tracciabilità dei pagamenti da 2500 a 1000 euro. Ma per la pubblica amministrazione, Inps compresa, la soglia scende a 500 euro. Tutto in chiave lotta all’evasione, ma sono dolori per la maggior parte dei pensionati, l’85,3%, che percepiscono un compenso più alto. Bisognerà, infatti, avere un conto corrente bancario dove farsi accreditare il denaro, e abituarsi all’utilizzo di strumenti di pagamento elettronici, bancari o postali, comprese le carte prepagate. Una rivoluzione dello stile di vita, quasi un trauma per tanti che, puntualmente ogni mese, si recano alle Poste per ritirare la somma cash e non sono avvezzi a sportelli bancomat, assegni, pin, pos nei negozi e quant’altro. Potrebbe diventare un problema anche il semplice fare la spesa. I principali detrattori del provvedimento la buttano, innanzitutto, sul piano della limitazione della libertà individuale, costringendo le persone che non l’avessero ad aprire un conto in banca e dotarsi di relativo bancomat o carta di credito, oppure postamat. “Con il risultato – dicono – di agevolare gli istituti di credito, che con l’obbligo del ricorso ai servizi bancari vedono lievitare anche i guadagni sulle commissioni, sempre a carico degli utenti”. C’è anche un altro aspetto da non sottovalutare, ovvero i rischi del “phishing”: l’acquisizione di dati sensibili tramite e-mail fasulle, ad esempio delle Poste Italiane o di gruppi bancari. Un pericolo cui sono sottoposti in generale un po’ tutti, se non particolarmente attenti. Ma ancor di più chi non ha abbastanza dimestichezza con internet, diventando preda fin troppo facile dei truffatori.
Silvia Pelliccioni
Silvia Pelliccioni
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