“Dal 2009 ad oggi c'è stata una riduzione della spesa pubblica del 24,17%; operare ancora dei tagli significa incidere sulla qualità dei servizi e dell'intero tessuto economico del Paese”. La spending review, insomma, c'è già stata, scrive la CSU, che ricorda i “prelievi forzosi applicati negli anni da Governi di diverso colore”. Promette battaglia, il Sindacato. E mette sul tavolo – nel confronto con l'Esecutivo - le circa 1.500 firme raccolte con quest'ultima iniziativa, volta alla difesa del contratto di settore. “Via via – si legge in un comunicato – vengono colpiti diritti acquisiti, e attaccati anche aspetti normativi, con una sempre maggiore richiesta di flessibilità”. Il più delle volte ciò avviene – secondo CsdL e CDLS – in virtù di un accanimento verso un settore “che viene additato come male del Paese, quando invece ne rappresenta una delle parti sane”. Colpire i dipendenti pubblici in un periodo di crisi – questo il monito – andrebbe a ridurre la capacità di spesa delle famiglie: con inevitabili effetti recessivi sull'economica del Paese. Da qui l'invito – all'Esecutivo – a rivolgersi piuttosto a chi, in Repubblica, non paga le tasse. Ricordata anche la conclusione – martedì – dell'accordo sulla formazione obbligatoria. Una trattativa nel corso della quale le Federazioni Pubblico Impiego della CSU hanno ottenuto la modifica di alcuni aspetti "solo dopo varie insistenze". “Ad esempio – recita la nota – inizialmente si prevedeva addirittura che parte delle ore di formazione non fossero recuperate”. “Io firmo e tu?” - assicurano dalla Centrale Sindacale Unitaria – non è che la prima di una serie di iniziative, nelle quali i dipendenti della PA saranno chiamati ad essere sempre più attenti.
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