Il gruppo di lavoro dell’Università di Camerino, incaricato dal Governo di monitorare il settore agricolo della Repubblica, ha tracciato un campione delle aziende sammarinesi mettendo a fuoco punti di forza e di debolezza.
Le imprese condotte full-time e quelle a indirizzo zootecnico, hanno una superficie agricola utilizzata maggiore rispetto al valore medio.
Il 50% di questa superficie risulta coltivata ad erba medica, la manodopera e’ prevalentemente familiare e occupata part-time, i conduttori hanno una età media elevata, l’apporto dell’attività agricola al reddito familiare e’ minoritario mentre i metodi di produzione adottati dalle imprese sono prevalentemente convenzionali. Il principale canale di vendita utilizzato è quello cooperativo. I problemi principali si rifanno a una redditività costantemente in calo, alla difficoltà di reperire manodopera agricola, ai rischi nelle produzioni legati all’andamento della stagione, a strutture aziendali inadeguate e alla difficoltà di conciliare l’attività zootecnica con le esigenze delle aree residenziali. Quando invece si collocano i prodotti agricoli sul mercato, i problemi stanno nella diminuzione dei prezzi, nella impossibilità di determinarli e nel rispondere ai gusti dei consumatori, mentre nei rapporti con le istituzioni pubbliche, il campione di aziende lamenta eccessiva burocratizzazione, lentezza nell’espletamento delle pratiche, scarso coinvolgimento nelle scelte strategiche e mancanza di programmazione. Ogni comparto presenta punti di forza e di debolezza. Ad esempio quello vitivinicolo ha tra i punti di forza la concentrazione dell’offerta, il legame con il territorio e l’unicità del prodotto ma ha difficoltà ad incrementare la produzione per la scarsa disponibilità a destinare i terreni a queste colture. Anche il comparto olivicolo può contare su una elevata qualità del prodotto e un forte legame con il territorio, ma deve fare i conti con la scarsità della produzione e la mancanza di uno stabilimento. Di qui gli interventi proposti per lo sviluppo del settore agricolo: adeguare la normativa alle nuove esigenze del mercato, individuare produzioni strategiche che possano fungere da traino allo sviluppo.
Le imprese condotte full-time e quelle a indirizzo zootecnico, hanno una superficie agricola utilizzata maggiore rispetto al valore medio.
Il 50% di questa superficie risulta coltivata ad erba medica, la manodopera e’ prevalentemente familiare e occupata part-time, i conduttori hanno una età media elevata, l’apporto dell’attività agricola al reddito familiare e’ minoritario mentre i metodi di produzione adottati dalle imprese sono prevalentemente convenzionali. Il principale canale di vendita utilizzato è quello cooperativo. I problemi principali si rifanno a una redditività costantemente in calo, alla difficoltà di reperire manodopera agricola, ai rischi nelle produzioni legati all’andamento della stagione, a strutture aziendali inadeguate e alla difficoltà di conciliare l’attività zootecnica con le esigenze delle aree residenziali. Quando invece si collocano i prodotti agricoli sul mercato, i problemi stanno nella diminuzione dei prezzi, nella impossibilità di determinarli e nel rispondere ai gusti dei consumatori, mentre nei rapporti con le istituzioni pubbliche, il campione di aziende lamenta eccessiva burocratizzazione, lentezza nell’espletamento delle pratiche, scarso coinvolgimento nelle scelte strategiche e mancanza di programmazione. Ogni comparto presenta punti di forza e di debolezza. Ad esempio quello vitivinicolo ha tra i punti di forza la concentrazione dell’offerta, il legame con il territorio e l’unicità del prodotto ma ha difficoltà ad incrementare la produzione per la scarsa disponibilità a destinare i terreni a queste colture. Anche il comparto olivicolo può contare su una elevata qualità del prodotto e un forte legame con il territorio, ma deve fare i conti con la scarsità della produzione e la mancanza di uno stabilimento. Di qui gli interventi proposti per lo sviluppo del settore agricolo: adeguare la normativa alle nuove esigenze del mercato, individuare produzioni strategiche che possano fungere da traino allo sviluppo.
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